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Alle prossime Elezioni Europee voterà il 47% dei giovani italiani

Rispetto al 54,5% di partecipazione al voto nel 2019 le stime per le Europee del 2024 (dal 6 al 9 giugno) mostrano un’affluenza complessiva in flessione al 45%, confermando in Italia il trend discendente degli ultimi 15 anni, opposto a quello generale in Europa.
Secondo un’indagine del Consiglio Nazionale dei Giovani (Cng), realizzata in collaborazione con l’Istituto Piepoli, il 47% dei giovani italiani sarebbe però propenso a votare. Un dato positivo, considerando che l’affluenza tra gli over 54 è stimata addirittura al 43%.

Del resto, l’aumento complessivo dell’affluenza alle urne nel 2019 in Europa (50,6%, la più alta dal 1994) è stato determinato principalmente dalle giovani generazioni, in particolare, dai cittadini sotto i 25 anni (+14% vs 2014) e dai 25-39enni (+12%).

Under25 poco soddisfatti del dibattito elettorale

D’altronde, solo l’8% dei giovani si ritiene molto soddisfatto dal dibattito politico sulle Europee, mentre 6 giovani su 10 reputano che quest’ultimo non stia affrontando adeguatamente le criticità e le esigenze che vivono.

Secondo la ricerca il dato scende ulteriormente se a essere presi in considerazione sono solo gli under 25. Considerando il campione 18-24, infatti, solo il 33% è soddisfatto almeno in parte. Salgono così a 7 su 10 i giovani che ritengono che non si stiano affrontando adeguatamente criticità ed esigenze. Dato di molto inferiore a quello della fascia 35-54, dove la percentuale raggiunge il 50%.

Focus su occupazione, scuola, ambiente

Per i giovani, i temi su cui il dibattito si deve orientare sono, invece, innanzitutto quelli relativi a lavoro e occupazione (39%), a cui seguono scuola e università (18%), formazione post-scuola/università (18%) e il cambiamento climatico (9%).

Questi dati rivelano un urgente bisogno di riorientare il focus del dibattito politico verso questioni che hanno un impatto diretto sul futuro professionale e personale di ragazze e ragazzi.

Serve un maggiore coinvolgimento delle nuove generazioni, anche tra i candidati

“Sono soprattutto le giovani generazioni a voler contribuire alle scelte collettive, non solo del nostro Paese ma anche dell’Unione Europea – commenta la Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, Maria Cristina Pisani -. È la ragione per cui sarà necessario un sempre maggiore coinvolgimento nelle prossime settimane, sia in termini di individuazione di priorità sia di elettorato attivo sia passivo, considerando che anche a livello europeo la media dell’età degli eletti italiani continua a essere alta, circa 49,2 anni”.

Si tratta di un trend, riporta Askanews, che deve essere invertito, aggiunge Pisani, “considerando “l’ampia volontà delle giovani generazioni di essere pienamente incluse nei processi decisionali per affrontare quelle che sono, a loro avviso, le maggiori criticità che vivono e che indicano con particolare chiarezza come urgenze e priorità”.

Formazione, una priorità per l’85% delle aziende italiane

L’85% delle aziende considera la formazione aziendale molto importante, se non addirittura fondamentale. Questo dato evidenzia come l’apprendimento permanente sia considerato una leva strategica di sviluppo e trasformazione per le imprese. A sostenerlo è l’indagine condotta da Gility, una società EdTech nata come joint venture tra CDP Venture Capital Sgr e BPER Banca, finalizzata a sostenere la competitività delle aziende italiane e la crescita delle competenze, anche tra le PMI.

Le risposte di imprese e responsabili della Risorse umane

Gility ha condotto un’analisi quantitativa basata su una survey distribuita a un campione di 200 aziende italiane e un’indagine qualitativa che ha coinvolto 64 professionisti nell’ambito delle Risorse Umane, del Learning & Development e del management aziendale. La ricerca ha abbracciato diverse realtà aziendali e filiere industriali, con una significativa partecipazione di PMI e microimprese (53% del campione, considerando il numero di dipendenti).

I dipendenti preferiscono corsi di lingue straniere e sostenibilità

Dall’indagine è emerso che le aree in cui le aziende investono di più nella formazione, escludendo quella obbligatoria, riguardano le competenze specifiche per mansione/settore (32%), quelle digitali e informatiche (27%), le soft skill (20%), le lingue (5%), la sostenibilità ambientale (4%) e altre tematiche (12%). Tuttavia, è interessante notare che la formazione offerta non sempre corrisponde alle tematiche più richieste dai dipendenti. Ad esempio, il 15% dei dipendenti vorrebbe formarsi di più sulla sostenibilità e il 50% sulle lingue.

Emergono modelli formativi ibridi

Anche se il Digital Learning, sincrono e asincrono, si sta affermando come un pilastro centrale nella formazione aziendale, il 66% delle aziende adotta ancora la formazione in presenza. Emerge però una tendenza verso modelli formativi ibridi, che combinano e-learning individuale con sessioni pratiche in aula: al momento l’implementazione pratica di strumenti tecnologici avanzati è ancora embrionale.

Tra i benefici più apprezzati della formazione digitale, secondo i dipendenti, ci sono la flessibilità di erogazione (86%), il risparmio di tempo e costi (80%) e la semplicità con cui vengono erogati (60%).

I giovani vogliono flessibilità

Le nuove generazioni manifestano una preferenza per un approccio flessibile all’apprendimento continuo, prediligendo modalità di apprendimento autonome e asincrone che consentono loro di procedere al proprio ritmo. Inoltre, esprimono il bisogno di applicare concretamente quanto appreso, preferendo metodologie interattive come il role play e il coaching.

Per il 2024, le principali aree di formazione su cui si intenderà investire includono la comunicazione e la collaborazione, l’intelligenza artificiale e le competenze digitali.

Il phishing potenziato dall’AI colpisce il 90% delle organizzazioni

È quanto emerge dal report globale di Acronis sulle minacce digitali dal titolo ‘Incessante aumento degli attacchi informatici: PMI e MSP nel mirino’: nel secondo semestre del 2023 il phishing potenziato dall’Intelligenza artificiale ha colpito oltre il 90% delle organizzazioni, contribuendo in modo netto all’incremento del 222% degli attacchi sferrati via e-mail.
“La tendenza in atto a livello globale è preoccupante – sottolinea Candid Wüest, Vicepresidente di Acronis Product Management -: i criminali continuano a sfruttare ChatGPT e sistemi di AI generativa simili per creare codice dannoso e sferrare attacchi più efficaci e automatizzati”.

D’altra parte, il report conferma la tendenza alla diminuzione delle varianti e del numero di nuovi gruppi di ransomware, ma le famiglie più diffuse di questo vettore continuano a causare perdite di dati, e denaro, alle aziende di tutto il mondo.

MSP sotto attacco con l’island hopping o lo stuffing delle credenziali

Il report anticipa un’intensificazione degli attacchi con tattiche avanzate, come quelli alla supply chain, basati sull’AI, e le incursioni sponsorizzate da Stati nazione.
Gli MSP devono prepararsi a far fronte a minacce specifiche per le loro attività. Tra queste, la strategia di ‘island hopping’, in cui gli aggressori sfruttano l’infrastruttura di un MSP per attaccare i clienti, o lo stuffing delle credenziali, con cui viene sfruttato l’ampio accesso ai sistemi di cui dispone un MSP.

Nell’ultimo trimestre 2023, i paesi più colpiti dagli attacchi malware (ogni malware circola in media 2,1 giorni prima di scomparire) sono stati Singapore, Spagna e Brasile.
Nello stesso periodo, Acronis ha bloccato quasi 28 milioni di URL sugli endpoint (- 36% vs quarto trimestre 2022) e ha reso pubblici 1.353 casi di ransomware.

Ransomware e furti di dati minacciano PA e imprese

Aumenta l’impiego di sistemi di AI generativa per avviare attacchi informatici e creare contenuti dannosi. WormGPT, FraudGPT, DarkBERT, DarkBART e ChaosGPT sono alcuni tra gli strumenti più utilizzati dagli hacker.
Ma è il ransomware la principale minaccia per le medie e grandi imprese, colpendo settori strategici come la PA e la sanità, mentre i furti di dati sono la seconda minaccia più diffusa.

I gruppi specializzati in ransomware più attivi nel 2023 includono invece LockBit, Cl0P, BlackCat/ALPHV, Play e 8Base.
Il provider italiano di servizi cloud Westpole per la PA ha subito un importante attacco che ha messo in crisi servizi per 1.300 amministrazioni pubbliche, tra cui 540 comuni. L’attacco, attribuito a LockBit 3.0, ha portato a operazioni manuali in diversi comuni, con ripercussioni sui pagamenti degli stipendi.

Violati gli account di posta nel cloud di Microsoft

Mentre l’agenzia italiana per la sicurezza informatica ha recuperato i dati di oltre 700 enti, il ripristino delle restanti 1.000 amministrazioni pubbliche rimane in difficoltà, sollevando preoccupazioni circa la capacità di Westpole di recuperare completamente i dati e adempiere agli obblighi nei confronti delle PA colpite.

Non cessano poi gli attacchi agli MSP, come la recente violazione di alto profilo che ha interessato numerose agenzie governative degli USA. Le vulnerabilità degli account di posta elettronica nel cloud di Microsoft, ad esempio, hanno causato la violazione di 60.000 e-mail appartenenti a 10 account del Dipartimento di Stato USA.

Mercato smart home, chi sale e chi scende

Il mercato italiano della smart home ha registrato ottime performance anche nel 2023: ha raggiunto gli 810 milioni di euro, con un aumento del 5% rispetto al 2022. Lo evidenzia una recente ricerca condotta dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano con Bva Doxa. Ma ci sono anche delle sorprese inaspettate: ad esempio, dall’analisi si scopre che l’Italia occupa una posizione  ancora distante dagli altri Paesi europei per quanto riguarda la spesa pro capite, con soli 13,7 euro per abitante, a fronte dei 28,8 euro della media europea.

La cancellazione di alcuni bonus ha frenato la crescita

L’espansione del mercato italiano avrebbe potuto essere maggiore, con tassi di crescita analoghi a quelli degli anni precedenti, se non fossero stati cancellati alcuni bonus governativi. La diminuzione nelle vendite di dispositivi smart ha infatti  colpito soprattutto le vendite di prodotti legati al risparmio energetico, come caldaie, pompe di calore, valvole termostatiche e termostati. 

Le novità del 2023 

Il 2023 ha portato innovazioni significative nel panorama della Smart Home in Italia. Aumenta il numero di aziende che offrono nuovi servizi sfruttando i dati dei dispositivi e integrando soluzioni IoT con algoritmi di Intelligenza Artificiale (AI). La vendita di hardware diventa un mezzo per ampliare la base clienti, con un’attenzione crescente alle soluzioni IoT basate sulla Generative AI.

Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio IoT, sottolinea che il 2023 ha portato grandi novità in termini di domanda e offerta. L’App si consolida come principale interfaccia tra smart home e utente, mentre cresce l’offerta di servizi innovativi integrando algoritmi di Intelligenza Artificiale per una personalizzazione sempre più accurata.

La sicurezza è la categoria di prodotti che cresce di più

All’interno del vasto mondo dei prodotti smart home, quali sono le categorie che piacciono di più agli italiani? Innanzitutto le soluzioni per la sicurezza. Le vendite, trainate da videocamere, sensori e serrature connesse, hanno raggiunto i 195 milioni di euro, con un tasso di crescita del 30% rispetto al 2022. Bene anche per gli elettrodomestici: il comparto raggiunge i 151 milioni di euro con una crescita dell’8%, nonostante la flessione delle vendite in Europa.

Con 148 milioni di euro, la categoria di riscaldamento e climatizzazione smart registra una riduzione del 5%, ma vede un ampliamento dell’offerta basata sulla servitizzazione e l’uso di algoritmi di AI. Infine, gli smart Speaker vedono un rallentamento del trend di crescita, che si ferma al 5%.

I canali di vendita e i consumatori

Nel 2023, la filiera tradizionale rallenta la crescita, ma gli eRetailer registrano un aumento del 20%. Il 59% dei consumatori possiede almeno un dispositivo smart, ma solo il 38% li ha effettivamente connessi. L’App rimane l’interfaccia principale, ma solo l’11% usa una stessa App per gestire dispositivi di brand diversi.

Una ricerca lo conferma: l’Intelligenza artificiale sa calcolare l’aspettativa di vita?

L’AI è anche in grado di calcolare l’aspettativa di vita? Se la questione che riguarda la prevedibilità della vita umana è stata a lungo argomento di dibattito tra gli scienziati sociali, finora non è stato possibile prevedere con precisione la fine della vita. Anche se i fattori sociodemografici, quelli che giocano un ruolo importante nelle vite umane, sono ben compresi.

Ora un modello descritto in uno studio pubblicato su Nature Computational Science potrebbe essere in grado di fornire una comprensione anche quantitativa del comportamento umano.
In altre parole, potrebbe calcolare l’aspettativa di vita.

Costruire traiettorie di vita individuali

Un approccio di apprendimento automatico ha infatti dimostrato di essere in grado di prevedere con precisione diversi aspetti della vita umana, tra cui la probabilità di mortalità precoce nonché le diverse sfumature della personalità. 

Utilizzando i dati relativi all’istruzione, alla salute, al reddito, all’occupazione e ad altri eventi della vita di circa sei milioni di persone provenienti da un registro nazionale danese, Sune Lehmann, professore associato di reti sociali presso la ETH di Zurigo, ha progettato insieme ai suoi colleghi un approccio di apprendimento automatico capace di costruire traiettorie di vita individuali. 
In pratica, i ricercatori hanno adattato le tecniche di elaborazione del linguaggio umano all’interno del modello.

Stabilire relazioni complesse tra i diversi fattori che descrivono una vita

Questo ha permesso di generare un vocabolario che descrivesse gli eventi della vita in modo simile al modo in cui i modelli linguistici catturano le relazioni complesse tra le parole.

Il modello proposto, chiamato ‘life2vec’, stabilisce relazioni complesse tra concetti come le diagnosi relative allo stato di salute, il luogo di residenza, i livelli di reddito, codificando le vite individuali con una rappresentazione vettoriale compatta, che costituisce la base per la previsione degli esiti della vita.

Un modello in grado di prevedere la mortalità precoce

Gli scienziati hanno dimostrato che il modello è in grado di prevedere la mortalità precoce.
Nello specifico, il modello life2vec ha previsto che fra gli individui che hanno preso parte allo studio coloro con un’età compresa tra i 35 e i 65 anni sarebbero sopravvissuti nei 4 anni successivi al 1° gennaio 2016.
Inoltre, il modello è riuscito a cogliere le sfumature della personalità in modo migliore rispetto ai modelli più avanzati, con una precisione maggiore di almeno l’11%.

I risultati dimostrano che rappresentando il legame complesso tra dati sociali e sanitari è possibile prevedere con precisione gli esiti della vita.
Tuttavia, riferisce Agi, gli autori sottolineano che la loro ricerca è una esplorazione di ciò che potrebbe essere possibile, pertanto, dovrebbe essere utilizzata solo in condizioni reali, e soprattutto, nel rispetto di norme che tutelino i diritti individuali.

Startup Fintech & Insurtech: nel 2023 crescono i ricavi, non i finanziamenti

Lo attesta la ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano: nel 2023 le startup Fintech & Insurtech in Italia sono 622. Tra 24 nuove nate, alcune acquisizioni e qualche fallimento risultano 8 in meno rispetto al 2022. Segnale di maggiore maturità, ma anche di una fisiologica uscita dal mercato di idee che non hanno trovato pieno riscontro.

Il 35% delle startup ha già raggiunto utili positivi, trainati anche dai ricavi che sono mediamente in crescita del 60%.
Nel 2023 sono state raccolte risorse per 174 milioni di euro in totale. Ma in linea con un trend globale di maggior cautela da parte dei Venture Capital, i finanziamenti crollano del -81%.

Un ruolo cruciale nell’innovazione

Le startup italiane faticano ancora a uscire dai confini nazionali, in termini di funding e dell’offerta di business. Solo il 41% offre servizi anche all’estero, un po’ meno rispetto all’anno scorso.
In ogni caso, per l’innovazione dei servizi finanziari e assicurativi il ruolo delle startup e dei grandi operatori è cruciale, poiché si stanno orientando sempre più verso canali digitali. E i consumatori si dimostrano pronti: il 66% dei clienti italiani utilizza almeno un canale finanziario digitale, il 57% mobile.

Nel 2023 crescono poi gli utenti home/mobile banking, le transazioni online e i clienti acquisiti completamente online.
Per servizi più complessi, come stipula di mutuo o polizza vita, la disponibilità all’utilizzo del digitale rispetto alla filale è molto più bassa.

Prestiti e polizze online per microimprese e Pmi

Il 27% delle microimprese ha già richiesto online un prestito, mentre in ambito assicurativo il 23% ha già attivato una polizza online.
La maggior parte delle microimprese (74%) fa uso di servizi mirati all’analisi dei bisogni assicurativi.
Le Pmi hanno bisogni finanziari più complessi: il 36% ha richiesto un prestito tramite canali online e il 34% ha attivato una polizza assicurativa online.

Anche in ambito assicurativo la maggior parte delle Pmi (89%) fa uso di servizi mirati per l’analisi dei bisogni assicurativi.
Ma il rapporto diretto con gli operatori finanziari è fondamentale. Il 93% delle Pmi identifica in banca una figura di fiducia a cui rivolgersi in caso di problemi.

Il 19% lavora già sull’AI Generativa

Il 19% delle startup Fintech e Insurtech in Italia si sta già concentrando sull’AI Generativa.
Dall’analisi delle soluzioni adottate, emergono due principali casi d’uso al momento sul mercato: soluzioni sviluppate per essere utilizzate internamente all’azienda o per soddisfare le esigenze dei clienti (retail, business), come chatbot per assistere il cliente nella ricerca di informazioni o prendere decisioni riguardo al proprio business.

Nella strategia per offrire i servizi sono tre le opzioni possibili: la prima è utilizzare uno strumento di Generative AI esistente e costruire un plug-in da utilizzare direttamente nell’ambiente di questo strumento, la seconda è il fine-tuning di un modello esistente, e la terza è costruire il modello da zero. Più costosa, ma sicuramente più distintiva.

Minacce informatiche: nel 2023 diffusi 411.000 file malevoli al giorno

Nel 2023 i sistemi di Kaspersky hanno rilevato in totale quasi 125 milioni di file malevoli. In media, 411.000 al giorno, in aumento del 3% circa rispetto allo scorso anno.

Secondo quanto attestato dal Kaspersky Security Bulletin: Statistics of the Year Report, che descrive l’evoluzione del panorama delle minacce informatiche, anche alcuni tipi di minacce sono risultate in aumento. Gli esperti hanno infatti osservato un incremento del 53% di attacchi che utilizzano file Microsoft Office malevoli e altri tipi di documenti. Ma i cybercriminali hanno adottato anche tattiche più pericolose, come l’utilizzo di backdoor per infiltrarsi nei sistemi senza essere scoperti.

Windows rimane il bersaglio primario

Windows è rimasto il bersaglio primario per gli attacchi informatici nel 2023, costituendo l’88% di tutti i dati con malware rilevati quotidianamente.
I gruppi di file maligni diffusi attraverso vari script e diversi formati di documenti si sono classificati tra le prime tre minacce, rappresentando il 10% di tutti i file malevoli rilevati quotidianamente.

I sistemi di rilevamento di Kaspersky hanno scoperto un incremento giornaliero piuttosto significativo dei file dannosi in vari formati di documenti, come ad esempio, Microsoft Office, PDF, per un aumento del 53% e quasi 24.000 file dannosi.
La crescita potrebbe essere connessa a un aumento degli attacchi che usano file PDF di phishing, progettati per sottrarre dati alle potenziali vittime.

I trojan sono i malware più diffusi

I tipi di malware più diffusi continuano a essere i trojan. Quest’anno si è registrata un’impennata nell’uso delle backdoor, con una crescita da 15.000 file rilevati al giorno nel 2022 a 40.000 nel 2023.
Le backdoor si rivelano uno dei tipi di trojan più pericolosi, in quanto forniscono agli aggressori il controllo remoto del sistema delle vittime per eseguire operazioni quali invio, ricezione, esecuzione ed eliminazione di file, nonché la raccolta di dati riservati e l’attività di logging del computer.

AI usata per creare messaggi più convincenti per il phishing 

“Il panorama delle minacce informatiche continua a evolversi, diventando ogni anno più pericoloso – commenta Vladimir Kuskov, Head of Anti-Malware Research di Kaspersky -. I cybercriminali sviluppano nuovi malware, nuove tecniche e nuovi metodi per attaccare organizzazioni e individui. Anche il numero di punti deboli riportato cresce annualmente e i criminali informatici, tra cui i gruppi specializzati in ransomware, li sfruttano senza esitare. Inoltre, la facilità di accesso al crimine informatico sta aumentando grazie alla proliferazione dell’Intelligenza artificiale – aggiunge Kuskov -. che gli aggressori utilizzano, ad esempio, per creare messaggi di phishing con testi più convincenti. In questo momento, è essenziale sia per le grandi organizzazioni sia per ogni utente adottare soluzioni di sicurezza affidabili”.

Che ruolo ha la televisione nelle nostre case?

In occasione della Giornata Mondiale della Televisione, Samsung Electronics Italia ha svelato i risultati del nuovo Social Poll “TV? Mi piaci tu!”, un’indagine condotta sulla piattaforma Instagram che ha coinvolto più di 2.800 partecipanti.
La ricerca offre una panoramica aggiornata sul ruolo della televisione all’interno delle abitazioni, rivelando le abitudini prevalenti e i fattori che influenzano le scelte d’acquisto dei consumatori.

Oltre il 40% degli italiani ha un apparecchio in ogni stanza

Uno dei risultati più evidenti è l’ubiquità della televisione nelle case degli intervistati. Il 40,6% degli utenti ha dichiarato di possedere almeno un televisore in ogni stanza, evidenziando la centralità di questo dispositivo nella vita quotidiana.
Il 36% ha rivelato di avere due televisori, di cui il secondo, comprensibilmente, è collocato in camera da letto, per momenti di relax davanti a un film.

Quando è uno, è big

E’ interessante scoprire che il 23% degli intervistati preferisce un unico televisore, ma di dimensioni generose, che diventa il protagonista indiscusso del salotto.
Questo dato evidenzia l’importanza crescente del televisore come elemento d’arredo.

Gaming, streaming o film?

Le risposte hanno anche evidenziato nuove tendenze d’uso, con il 30% degli intervistati che considera il televisore il compagno ideale per il gaming. Ciò riflette l’espansione di questa passione da un interesse di pochi a una pratica più diffusa e condivisa. Il 27,3% ha dichiarato di apprezzare schermi di grandi dimensioni per favorire la visione di contenuti in streaming con la famiglia.
Per il 26,4%, invece, la scelta del televisore è basata sull’estetica, confermando che il design del dispositivo è sempre più rilevante.Quando si tratta di abitudini di visione, la serata davanti a un film è la preferita per il 65,8% della community, sottolineando il ruolo del televisore come fonte di relax.
Tuttavia, l’18,6% lo utilizza per rimanere informato sulle notizie, mentre il 15,5% lo tiene acceso costantemente come sottofondo sonoro durante altre attività.

Ogni quanto si cambia la tv? 

La longevità dei televisori è un altro aspetto interessante emerso dall’indagine. Il 70,8% degli intervistati cambia il proprio televisore solo quando è irrimediabilmente compromesso e non funzionante.
Il 20,6% concede al dispositivo un periodo di cinque anni prima di considerare un nuovo acquisto, mentre un esiguo 8,5% è sempre alla ricerca delle ultime novità, desideroso di sostituire il proprio televisore con il modello più innovativo disponibile.

Cosa cambia in busta paga a gennaio 2024 con la rivoluzione tasse?

Dopo il via libera ai primi due decreti legislativi su Irpef, Ires e tassazione internazionale, sono attesi entro fine anno i decreti ‘a costo zero’ sul concordato preventivo e la cooperative compliance.

Si tratta delle prime misure, operative da gennaio 2024, della rivoluzione fiscale vergata dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, che comprendono appunto anche la revisione dell’Irpef e il taglio delle tasse sul lavoro con effetto sulla busta paga.
Una ‘rivoluzione delle tasse’ pensata per semplificare il sistema, snellire le procedure e migliorare il rapporto con il contribuente, attivando un circolo virtuoso per la riduzione della pressione fiscale.

Aliquote Irpef passano a tre in vista della flat tax

Per il solo 2024 vengono aggiornati scaglioni e aliquote Irpef passando da quattro a tre in vista della flat tax per tutti. Il beneficio massimo corrisponde a 260 euro netti l’anno.
La soglia della no tax area per i lavoratori dipendenti sale da 8.145 a 8.500, equiparandola a quella dei pensionati.

In attesa della completa attuazione della riforma dell’Ires, per il 2024 viene introdotta una maggiore deduzione del 20% per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. La deducibilità sale al 30%, nel caso in cui l’impresa decida di assumere lavoratori svantaggiati o con disabilità, donne con almeno due figli minori o disoccupate da almeno sei anni, under 30, Neet ed ex beneficiari del Reddito di cittadinanza.

Agevolazioni per chi riporta l’attività in Italia

Arrivano le agevolazioni fiscali per attività d’impresa e lavoro autonomo in forma associata che riportano le attività in Italia.
Una norma del decreto prevede il taglio del 50% del reddito imponibile ai fini Irpef e Irap per 5 anni. Il beneficio va restituito con gli interessi se si delocalizza prima del quinquennio interessato.

Tasse dimezzate, entro un tetto di reddito di 60mila euro, anche per i lavoratori dipendenti o autonomi che nel 2024 trasferiranno la residenza fiscale in Italia per un massimo di 5 anni. Anche in questo caso sono previste sanzioni con restituzione dello sconto e interessi nel caso in cui venga tradito l’impegno al mantenimento della residenza fiscale per 5 anni.
Restano invariate le disposizioni per i ricercatori e professori universitari già previste.

Global minimum tax e concordato per Pmi

Con le nuove norme sulla Global minimum tax le multinazionali con fatturato consolidato pari a 750 milioni di euro dovranno pagare almeno il 15% di imposta effettiva. Un intervento che punta ad assicurare parità competitiva tra le imprese arginando gli effetti distorsivi della pratica delle big tech.
Il concordato preventivo biennale per le Pmi permette invece di fissare una base fiscale per due anni escludendo dalla tassazione l’eventuale reddito aggiuntivo.

La proposta in merito verrebbe fatta dall’amministrazione fiscale, che sulla base dei dati certi ottenuti grazie alla fatturazione elettronica, l’interoperabilità delle banche dati e l’Intelligenza artificiale può dire al contribuente qual è il suo reddito.
Le norme allo studio sulla cooperative compliance (abbassare la soglia di ingresso fino a 100 milioni di euro di fatturato) puntano invece ad ampliare la platea di accesso per i contribuenti. Si studiano inoltre effetti premiali per i contribuenti virtuosi.

Lavoro: a settembre 2023 oltre 3 milioni cercano un altro impiego

L’accentuata mobilità interna al mercato del lavoro, e il fenomeno delle dimissioni volontarie, da settembre spingeranno oltre 3 milioni di occupati a ricercare un nuovo impiego. È quanto emerge dall’ultima indagine della Fondazione studi consulenti del lavoro, dal titolo ‘Ritorno al lavoro: per 3 milioni parte la ricerca di una nuova occupazione’. Con l’occupazione in crescita aumenta quindi la voglia di cambiare lavoro. Spinti dalle nuove opportunità che offre il mercato, dalla concorrenzialità crescente delle imprese nel trattenere i giovani o reclutare le professionalità introvabili, ma anche desiderosi di un cambiamento che porti a una maggiore soddisfazione professionale o un migliore equilibrio vita-lavoro, i lavoratori italiani si muovono molto più di prima tra un’occupazione e l’altra.

2022, l’anno record delle dimissioni 

Come negli anni passati, settembre, insieme a dicembre, è il mese in cui si concentra il maggior numero di dimissioni volontarie. Il 2022, in particolare, è stato l’anno record delle dimissioni: 1.255.000 lavoratori a tempo indeterminato hanno lasciato il proprio impiego (+9,7% rispetto al 2021, +24% rispetto al 2019). Con riferimento ai settori più interessati dal fenomeno, la ricerca evidenzia come su 100 dimissioni di lavoratori a tempo indeterminato la quota maggiore riguarda commercio e servizi turistici (33,8% del totale) e comparto manifatturiero (25%). In generale, i settori protagonisti dell’incremento più consistente sono quelli che hanno conosciuto una più alta crescita occupazionale, come costruzioni (+48,4%), servizi di informazione e comunicazione (+37,5%), sanità e istruzione (+35,8%).

I giovani sono più “mobili”

Secondo un’indagine realizzata a giugno scorso dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, il 6% dei lavoratori interpellati ha cambiato occupazione negli ultimi due anni. A questi si aggiunge un 13% che sta cercando attivamente un altro impiego. C’è poi un 26% che pur non avendo ancora agito concretamente desidera un cambiamento professionale.
La diffusa mobilità riguarda maggiormente i giovani, di cui il 13% ha cambiato lavoro, mentre il 15% è attivamente alla ricerca di una nuova occupazione. A spiegare il fenomeno, soprattutto la mancata soddisfazione per la situazione professionale precedente.

Cosa si cerca nel nuovo lavoro?

Non a caso, per il 41% di chi ha cambiato lavoro negli ultimi due anni (o si accinge a farlo) la scelta è guidata soprattutto dallo scontento per l’attuale condizione.
Seguono, ma molto distanziate, la necessità, derivante dalla scadenza di un contratto o un licenziamento (18%), e la voglia di un cambiamento di vita capace di favorire un ruolo diverso del lavoro nella propria esistenza (16%). Il 12% fa poi riferimento al presentarsi di nuove opportunità, mentre solo il 6% alla paura di perdere l’attuale impiego. Ma cosa si cerca nel nuovo lavoro? Miglioramento retributivo (39%), che non significa meri aumenti salariali, ma anche diverse e migliori forme di welfare e benefits, migliore equilibrio lavoro-vita privata (30%), desiderio di riscoprire motivazioni e nuovi stimoli (21%), migliore clima aziendale (20%) e prospettive di crescita e carriera (20%).