Mese: Maggio 2022

Fatturato di partite Iva e aziende: nel 2021 +624 miliardi 

Buone notizie per le aziende e partite Iva italiane: nel 2021 il fatturato di Pmi e professionisti italiani è aumentato di 624 miliardi di euro, il 25% in più rispetto al 2020. Il record è raggiunto nel mese di dicembre, quando sono stati ‘incassati’ oltre 120 miliardi aggiuntivi. Una crescita trainata anche dalla corsa delle attività manifatturiere (+35%), ma è boom soprattutto per le costruzioni (+37%) e le attività immobiliari (+18%). A livello territoriale, le variazioni più importanti si sono registrate in Emilia-Romagna, in Friuli-Venezia Giulia e in Sicilia. Nel Lazio, unica regione che non ha raggiunto la crescita in doppia cifra, aziende e partite Iva hanno incassato solo il 9% in più. È quanto emerge dall’analisi del centro studi di Unimpresa, che ha elaborato i dati del dipartimento delle Finanze relativi alla fatturazione elettronica. 

Le imprese di costruzioni registrano l’incremento più importante: +37,5%

Tra i comparti, sono le costruzioni ad avere registrato l’incremento di fatturato più importante (+37,5%), grazie ai diversi bonus per l’edilizia e alle attività immobiliari connesse alle costruzioni, che hanno fatto segnare un +17,9%. È andata bene anche per le attività manifatturiere (+35,7%), e per le imprese che si occupano di estrazione di minerali da cave e miniere (+32,9%).  Le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno segnato una variazione positiva del 25,9%, e l’istruzione del 10%. Sotto quota 20% si attestano il commercio all’ingrosso e al dettaglio (+15,4%), e la fornitura di acqua e reti fognarie (+16,8%), mentre in zona rossa figurano le attività di famiglie e le convivenze (colf, badanti) con un -50,1%, l’area dell’amministrazione pubblica e della difesa (-16,5%), oltre le attività artistiche e sportive (-3,6%)

Dal +38,9% in Emilia-Romagna al +9,5% nel Lazio

A livello territoriale, la regione che evidenzia il risultato migliore è l’Emilia-Romagna, con un incremento del 38,9%, seguita dalla provincia di Trento, con il 33,4%, la Valle d’Aosta (30,6%), il Friuli Venezia Giulia (28,2%), la Sicilia (27,1%), la Liguria (27,9%), e poi, Marche (26,9%), Molise (26,8%), Calabria (25,3%), Veneto (24,5%), Puglia (24,4%), Campania (23,1%), Toscana (23,0%), Lombardia (22,7%), Umbria (22,6%), Basilicata (22,5%), Abruzzo (21,3%), Sardegna (20,5%), Piemonte (19,4%), provincia di Bolzano (18,0%). Fanalino di coda, unica regione che non ha raggiunto la doppia cifra per la crescita, è il Lazio (9,5%).

Una ripresa economica minacciata dalla guerra tra Russia e Ucraina

Nei dati fiscali di imprese e professionisti, osserva l’associazione, “’c’è dunque la fotografia esatta della robusta ripresa economica del nostro Paese, cresciuta progressivamente negli scorsi mesi, ma seriamente minacciata, adesso, dal protrarsi della guerra tra Russia e Ucraina”.
Se nei mesi di gennaio e febbraio 2021, riporta Adnkronos, l’imponibile risultava ancora in calo, rispettivamente con 16,5 miliardi in meno e 2,6 miliardi in meno rispetto a gennaio e febbraio 2020, quando ancora non era esplosa la pandemia da Covid-19, nei 10 mesi successivi il segno è stato sempre positivo.

Consumatori e trasformazione digitale, nuove regole per le Pmi

Secondo un’indagine Istat, l’80% delle imprese italiane con almeno 10 addetti si colloca ancora a un livello ‘basso’ o ‘molto basso’ di digitalizzazione, e un numero ridotto di Pmi ha avviato vendite online. Ma dai risultati del sondaggio condotto da Vista sulle abitudini dei consumatori italiani emerge che a causa della pandemia, quasi il 90% ha acquistato online molto più di prima. Sebbene fare acquisti nei piccoli negozi di quartiere sia un’esperienza gradevole per molti (85%), una percentuale significativa (35%) riconosce che doversi recare nei negozi fisici rappresenta spesso un inconveniente.
Soprattutto per la mancanza di disponibilità degli articoli cercati (27,5%), la preoccupazione di ritrovarsi vicino a persone affette da Covid-19 (23,5%), le code per pagare (23%), o gli orari di attività, non sempre adeguati alle esigenze dei consumatori (16,5%).

Svantaggi e vantaggi dello shopping online

Quanto alle principali cause di frustrazione riscontrate durante lo shopping online, i consumatori evidenziano l’impossibilità di toccare i prodotti prima di acquistarli (50%), parlare con qualcuno che possa fornire consigli (21%), e acquistare i prodotti delle piccole imprese rive di una presenza online.
Per quanto riguarda i vantaggi, gli italiani danno maggiore importanza ai fattori quali la possibilità di fare acquisti comodamente da casa (34%), procurarsi prodotti di diverso tipo senza recarsi in più luoghi (22%), confrontare i prezzi e scegliere ciò che si adatta meglio alle proprie tasche e necessità (18,5%), gestire una lista dei desideri o un carrello della spesa virtuale per un lungo periodo fino a quando non si è pronti ad acquistare (5,5%).

L’alfabetizzazione digitale è necessaria alle piccole imprese

Per questo motivo, per il 93% degli intervistati è diventato quasi indispensabile poter trovare le piccole imprese su Internet. Tuttavia, essere presenti sul web non basta. “L’alfabetizzazione digitale è necessaria, certo, ma richiede tempo e impegno di cui molti proprietari di piccole imprese non dispongono – dichiara Richard Moody, direttore generale di Vista per l’Europa centrale, settentrionale e meridionale -. Per fortuna le Pmi non sono sole, Vista si propone come partner strategico per gli imprenditori e le piccole imprese che hanno bisogno di assistenza con la realizzazione dei prodotti per il marketing, sia fisici sia digitali”.

I 5 settori delle Pmi digitalizzate

Vista ha elaborato una classifica dei primi 5 settori in cui le piccole imprese e gli imprenditori hanno ordinato con più frequenza prodotti per il marketing, o hanno contrattato servizi web o consulenze digitali: servizi sanitari e sociali (17%), sport e fitness (11,9%), edilizia e ristrutturazioni (11%), arte e intrattenimento (7,3%), agricoltura e allevamento (7%).
“Prendersi cura di sé, in tutte le forme, è stata una priorità per molti consumatori durante e dopo la pandemia – aggiunge Moody -. Non stupisce, quindi, osservare la presenza in cima alla classifica di imprese legate alla salute fisica e mentale, alla cura del corpo, della casa e degli spazi in cui viviamo, o al cibo che consumiamo”.