Mese: Luglio 2022

Italiani in vacanza alla scoperta della cucina tipica e locale

Secondo la ricerca Doxa/Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina, il trend per le vacanze estive di quest’anno è la scoperta dei cibi locali con una storia da raccontare. Per 1 italiano su 2 (48%) la cucina tipica locale esprime la vera identità dei luoghi in cui è nata, e per 3 italiani su 10 si degusta alternando un pasto completo a tanti spuntini tipici a base di finger food. Un altro fattore di attrazione è la nostra varietà territoriale ed enogastronomica: per 4 italiani su 10 (38%) la cucina locale è sempre diversa, a seconda della cultura e della tradizione del territorio, e per il 33% parla di autenticità, in quanto specchio della memoria locale. Inoltre, per i 28 milioni di italiani che andranno in vacanza il cibo è la voce più importante del budget, con un terzo della spesa turistica destinato alla tavola.

Un viaggio non è completo se non ci si immerge nella tradizione gastronomica

In Italia si contano 5333 tipicità regionali, tra pane, pasta, formaggi, salumi, conserve, frutta e verdura, dolci e liquori tradizionali, che compongono il patrimonio enogastronomico nazionale. Dietro ognuno di questi prodotti vi è una storia di cultura, tradizione e trasmissione di un sapere antico legato ai territori, e un viaggio non è completo se non ci si immerge nell’offerta gastronomica e nella scoperta delle tradizioni territoriali. I prodotti tipici della Puglia, ad esempio, sono 150, tra DOP, IGP e tipicità, come la Burrata di Andria IGP o il Pane di Altamura DOP, il rustico e il pasticciotto leccesi, souvenir perfetti da riportare a casa al termine della vacanza.

Alla scoperta di vini e ricette regionali

Una regione ricca di storia e cultura tanto quanto di vini straordinari, prodotti caseari e salumi: la tradizione gastronomica siciliana è frutto di influenze delle varie culture mescolate sull’isola. La cucina e i piatti proposti sono spesso elaborati e comprendono ingredienti della terra e del mare insieme e variano in base al territorio. La cucina toscana è invece una delle più antiche tra le cucine regionali del Belpaese. Molti dei piatti tipici mantengono la loro ricetta originale, caratterizzata da preparazioni semplici, con ingredienti di origine contadina, come il pecorino toscano, la finocchiona, i salumi di Cinta Senese o il Lardo di colonnata IGP. 

Dalla Valtellina alle Marche

Se si parla di Lombardia e montagne, il pensiero immediato va alla Valtellina. Quest’estate il Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina con la campagna ‘Destinazione Bresaola’ propone un’interpretazione in chiave street food delle ricette della tradizione con i prodotti tipici locali. Una delle mete preferite da stranieri e italiani è anche il Trentino-Alto Adige, con formaggi, mele, insaccati e patate che regnano in molti dei suoi piatti tipici. Quella marchigiana invece, riporta Askanews,  è una terra di sapori semplici, piatti poveri che al pescato fresco della costa coniugano le prelibatezze dell’entroterra. Un tour enogastronomico regionale spazia dal tartufo bianco di Acqualagna ai legumi, dal Ciauscolo IGP fino ai vini, come il Lacrima di Morro d’Alba. 

A Milano, Monza e Lodi i giovani tornano a fare impresa

A Milano Monza Brianza Lodi le iscrizioni di imprese giovanili registrano +21,6% rispetto al 2020. Le aziende guidate da under 35, quindi, sono fortunatamente in crescita: non succedeva dal 2014. Nel territorio in esame, nel 2021, le imprese gestite da giovani under 35 hanno registrato, dopo una lunga fase calante, una buona performance, che ha visto incrementarsi rispetto al 2020 sia il numero delle nuove nate (+21,6%) sia quello delle imprese attive (+1,2%). E Milano si conferma capitale italiana delle start up innovative: 1 su 5 ha sede in città. Complessivamente il sistema imprenditoriale di Milano Monza Brianza Lodi registra nei primi sei mesi del 2022 una performance positiva delle iscrizioni: sono 17.129 le nuove imprese nate. A fronte delle 12.173 chiusure, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è stato positivo: +4.956 imprese, con il contributo determinante di Milano (+4.237). Nel primo semestre del 2021 il saldo complessivo si attestava a +5.050 unità.

Anche il tasso di crescita si conferma positivo

In attesa di sapere quanto inciderà sul quadro economico l’attuale situazione geopolitica internazionale, le previsioni sul valore aggiunto indicano per il 2022 una crescita pari al 2,9% per Milano, stesso dato per Monza Brianza e +1,7% per Lodi. Considerando complessivamente i tre territori, nel 2021 sono stati recuperati circa 11 miliardi e mezzo di euro di valore aggiunto rispetto agli oltre 14 persi nel 2020 (+6,6%); con un differenziale quindi rispetto alla situazione pre-Covid di -1,4%. Sono alcuni dei dati emersi in occasione dell’incontro “Milano alla prova del futuro. Giovani, innovazione e start up = Risorse, opportunità e sfide”, dedicato alla presentazione del rapporto annuale “Milano Produttiva”, giunto alla sua 32a edizione, realizzato dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. 

Il trend dei settori economici nel 2021

Le indagini congiunturali dei settori per il 2021 indicano uno scenario di crescita diffusa che interessa trasversalmente tutti i territori. Il manifatturiero ha registrato nel 2021 una crescita significativa della produzione industriale, in particolare nella città metropolitana di Milano (+14,6%) e nella provincia di Monza Brianza (+13,6%) seguite a distanza da Lodi (+8,8%). L’artigianato ha evidenziato un trend della produzione inferiore al manifatturiero: Milano (+8,8%), Monza Brianza (+11,3%), Lodi (+5,5%). Per quanto attiene ai servizi, si segnala una dinamica elevata per il fatturato dell’area metropolitana milanese (+16,9%), dove il settore è particolarmente rilevante per l’economia locale. Negli altri territori, i servizi hanno registrato una crescita significativa nella provincia di Monza Brianza (+16,2%) e una progressione contenuta in provincia di Lodi (+8,1%). Per il commercio al dettaglio si rileva un incremento del fatturato elevato per il territorio di Monza Brianza (+15,4%) e più ridotto nel Lodigiano (+7,9%) e nel Milanese (+10%).

Dal 2035 stop alle auto a benzina e diesel. Cosa ne pensano gli automobilisti?

Dal 2035 scatterà il blocco per le vendite di automobili nuove a benzina e diesel. Il via libera è stato deciso dal Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dei Paesi dell’Unione Europea. Si tratta di una misura che fa parte dell’ambizioso piano di azione per contrastare il cambiamento climatico, ma non è esente da polemiche, e il giudizio degli automobilisti italiani è diviso. C’è infatti chi pensa che questo sia l’unico modo per ridurre le emissioni di gas serra e chi invece afferma che i tempi siano troppo stretti, con il rischio di demolire l’intera filiera automotive italiana.

I motori tradizionali sono “insostituibili”?

Secondo una ricerca del Centro Studi di AutoScout24 il giudizio non è positivo, anzi, quasi sette utenti su dieci valutano la misura negativamente, con i motori tradizionali che si confermano allo stato attuale ‘insostituibili’. Ma quali sono le motivazioni? Innanzitutto i tempi. Per quasi otto utenti su dieci, il 2035 è una data troppo ravvicinata per un cambiamento così epocale, un parere in linea con i Paesi che chiedono di posticiparne lo stop al 2040. Sul fronte dei costi, per la maggior parte degli utenti (90%) il prezzo delle auto elettriche è troppo alto e distante dal budget medio a disposizione degli automobilisti per l’acquisto di un’auto, dichiarato dagli intervistati dalla ricerca pari a circa 24.600 euro

Le barriere all’auto elettrica

Ma la vera barriera è di tipo tecnologico, e pochi credono che fra 13 anni ci sarà una vera ‘rivoluzione’ su questo fronte. Secondo l’86% degli intervistati, infatti, il livello tecnologico delle auto elettriche non è ancora adeguato in termini di batterie e autonomia, senza contare la carenza dell’infrastruttura italiana delle colonnine di ricarica, indicata dall’83% del campione. Una fotografia, quella scattata dalla ricerca, che poco si adatta alle abitudini degli automobilisti, dato che l’83% usa l’auto almeno cinque giorni a settimana, oltre quattro su dieci percorrono in media più di 20mila km l’anno e molti per spostamenti lunghi.

Come promuovere il passaggio verso una mobilità più green?

Poi c’è anche un aspetto ambientale, riporta Adnkronos. Solo pochi sostengono, il 7%, che le auto elettriche siano veramente green considerando tutto il ciclo di vita del prodotto, ed esprimono dubbi in merito al fatto che la misura servirà realmente a ridurre le emissioni e l’impatto ambientale (19%).
Inoltre, gli intervistati pensano che avremo il problema di come smaltire le batterie (84%).
Al contrario, i favorevoli pensano che solo con interventi decisi si potrà promuovere il passaggio verso una mobilità più green. Ma per il momento rappresentano la netta minoranza.