Formazione, una priorità per l’85% delle aziende italiane

L’85% delle aziende considera la formazione aziendale molto importante, se non addirittura fondamentale. Questo dato evidenzia come l’apprendimento permanente sia considerato una leva strategica di sviluppo e trasformazione per le imprese. A sostenerlo è l’indagine condotta da Gility, una società EdTech nata come joint venture tra CDP Venture Capital Sgr e BPER Banca, finalizzata a sostenere la competitività delle aziende italiane e la crescita delle competenze, anche tra le PMI.

Le risposte di imprese e responsabili della Risorse umane

Gility ha condotto un’analisi quantitativa basata su una survey distribuita a un campione di 200 aziende italiane e un’indagine qualitativa che ha coinvolto 64 professionisti nell’ambito delle Risorse Umane, del Learning & Development e del management aziendale. La ricerca ha abbracciato diverse realtà aziendali e filiere industriali, con una significativa partecipazione di PMI e microimprese (53% del campione, considerando il numero di dipendenti).

I dipendenti preferiscono corsi di lingue straniere e sostenibilità

Dall’indagine è emerso che le aree in cui le aziende investono di più nella formazione, escludendo quella obbligatoria, riguardano le competenze specifiche per mansione/settore (32%), quelle digitali e informatiche (27%), le soft skill (20%), le lingue (5%), la sostenibilità ambientale (4%) e altre tematiche (12%). Tuttavia, è interessante notare che la formazione offerta non sempre corrisponde alle tematiche più richieste dai dipendenti. Ad esempio, il 15% dei dipendenti vorrebbe formarsi di più sulla sostenibilità e il 50% sulle lingue.

Emergono modelli formativi ibridi

Anche se il Digital Learning, sincrono e asincrono, si sta affermando come un pilastro centrale nella formazione aziendale, il 66% delle aziende adotta ancora la formazione in presenza. Emerge però una tendenza verso modelli formativi ibridi, che combinano e-learning individuale con sessioni pratiche in aula: al momento l’implementazione pratica di strumenti tecnologici avanzati è ancora embrionale.

Tra i benefici più apprezzati della formazione digitale, secondo i dipendenti, ci sono la flessibilità di erogazione (86%), il risparmio di tempo e costi (80%) e la semplicità con cui vengono erogati (60%).

I giovani vogliono flessibilità

Le nuove generazioni manifestano una preferenza per un approccio flessibile all’apprendimento continuo, prediligendo modalità di apprendimento autonome e asincrone che consentono loro di procedere al proprio ritmo. Inoltre, esprimono il bisogno di applicare concretamente quanto appreso, preferendo metodologie interattive come il role play e il coaching.

Per il 2024, le principali aree di formazione su cui si intenderà investire includono la comunicazione e la collaborazione, l’intelligenza artificiale e le competenze digitali.

Italiani insoddisfatti della vita “in casa”

Il rapporto degli italiani con la vita in casa non segue un’evoluzione lineare. Solo il 50% è soddisfatto, e appena il 32% è fiducioso nei prossimi due anni. A preoccupare sono principalmente la salute delle persone care (46%), la situazione economica famigliare (45%), ma anche lo stato dell’economia del Paese (31%). Poi c’è chi teme eventi metereologici avversi (24%) che potrebbero interessare la propria casa. 

A ostacolare una migliore vita domestica nel corso del 2023 sono intervenute alcune pulsioni contrastanti, tra cui, “fare di più versus fare meno”. Per il 43% degli italiani la possibilità di rilassarsi è una priorità assoluta nella casa ideale, mentre per il 41% lo è avere una casa ordinata e organizzata. 
Lo afferma Ikea Italia nella decima edizione di Life at home report, progetto di ricerca internazionale sull’abitare. 

Tensione alla condivisione versus bisogno di privacy

La casa è il luogo dove accogliamo gli amici, ma anche il nostro porto sicuro. Gli abbracci di una persona cara sono una delle cose che porta più gioia in casa (37%), ridere con gli amici è il principale fattore di divertimento, e sono le persone con cui viviamo a farci sentire più sicuri a casa (32%). D’altronde, avere la giusta privacy è importante per sentirsi soddisfatti e a proprio agio (26%).

C’è poi il “vivere bene” che si scontra con il “vivere secondo le proprie possibilità”.
Ma vivere secondo le proprie possibilità significa optare per le soluzioni più economiche, perché molti si trovano ad affrontare una crescente pressione per quanto riguarda la propria condizione finanziaria.

Tecnologia: da terzo incomodo ad alleata silenziosa

L’evoluzione del concetto di casa è il frutto di alcune direttrici, che dall’ultimo decennio fanno parte della nostra vita domestica.
La prima è sicuramente la tecnologia, passata da ‘terzo incomodo’ ad alleata spesso discreta e silenziosa per rendere la casa più efficiente.
Fino al 2019 la tecnologia è sempre stata giudicata come intrusiva nelle relazioni, ma durante la pandemia si è trasformata in una preziosa alleata.

Oggi solo il 17% degli italiani pensa di passare troppo tempo davanti a uno schermo, mentre il 22% ritiene che avere accesso a internet fa sentire più sicuri in casa. Un dato maggiore rispetto a disporre di un sistema di allarme, che si attesta al 15%.

Benessere e sostenibilità

Negli ultimi dieci anni la definizione di vivere bene si è ampliata fino a includere salute, benessere e sostenibilità. Dieci anni fa, riferisce Askanews, contavamo sulle attività fuori casa per migliorare il nostro benessere, ma negli ultimi due anni è stata proprio la casa a rispondere a questa domanda.

Anche la sostenibilità ha varcato la porta di casa, ma nonostante l’aspirazione verso uno stile di vita più in armonia con la natura, il percorso è ancora lungo.
Solo il 24% degli italiani afferma che la casa è in grado di rispondere a questo desiderio.

Il phishing potenziato dall’AI colpisce il 90% delle organizzazioni

È quanto emerge dal report globale di Acronis sulle minacce digitali dal titolo ‘Incessante aumento degli attacchi informatici: PMI e MSP nel mirino’: nel secondo semestre del 2023 il phishing potenziato dall’Intelligenza artificiale ha colpito oltre il 90% delle organizzazioni, contribuendo in modo netto all’incremento del 222% degli attacchi sferrati via e-mail.
“La tendenza in atto a livello globale è preoccupante – sottolinea Candid Wüest, Vicepresidente di Acronis Product Management -: i criminali continuano a sfruttare ChatGPT e sistemi di AI generativa simili per creare codice dannoso e sferrare attacchi più efficaci e automatizzati”.

D’altra parte, il report conferma la tendenza alla diminuzione delle varianti e del numero di nuovi gruppi di ransomware, ma le famiglie più diffuse di questo vettore continuano a causare perdite di dati, e denaro, alle aziende di tutto il mondo.

MSP sotto attacco con l’island hopping o lo stuffing delle credenziali

Il report anticipa un’intensificazione degli attacchi con tattiche avanzate, come quelli alla supply chain, basati sull’AI, e le incursioni sponsorizzate da Stati nazione.
Gli MSP devono prepararsi a far fronte a minacce specifiche per le loro attività. Tra queste, la strategia di ‘island hopping’, in cui gli aggressori sfruttano l’infrastruttura di un MSP per attaccare i clienti, o lo stuffing delle credenziali, con cui viene sfruttato l’ampio accesso ai sistemi di cui dispone un MSP.

Nell’ultimo trimestre 2023, i paesi più colpiti dagli attacchi malware (ogni malware circola in media 2,1 giorni prima di scomparire) sono stati Singapore, Spagna e Brasile.
Nello stesso periodo, Acronis ha bloccato quasi 28 milioni di URL sugli endpoint (- 36% vs quarto trimestre 2022) e ha reso pubblici 1.353 casi di ransomware.

Ransomware e furti di dati minacciano PA e imprese

Aumenta l’impiego di sistemi di AI generativa per avviare attacchi informatici e creare contenuti dannosi. WormGPT, FraudGPT, DarkBERT, DarkBART e ChaosGPT sono alcuni tra gli strumenti più utilizzati dagli hacker.
Ma è il ransomware la principale minaccia per le medie e grandi imprese, colpendo settori strategici come la PA e la sanità, mentre i furti di dati sono la seconda minaccia più diffusa.

I gruppi specializzati in ransomware più attivi nel 2023 includono invece LockBit, Cl0P, BlackCat/ALPHV, Play e 8Base.
Il provider italiano di servizi cloud Westpole per la PA ha subito un importante attacco che ha messo in crisi servizi per 1.300 amministrazioni pubbliche, tra cui 540 comuni. L’attacco, attribuito a LockBit 3.0, ha portato a operazioni manuali in diversi comuni, con ripercussioni sui pagamenti degli stipendi.

Violati gli account di posta nel cloud di Microsoft

Mentre l’agenzia italiana per la sicurezza informatica ha recuperato i dati di oltre 700 enti, il ripristino delle restanti 1.000 amministrazioni pubbliche rimane in difficoltà, sollevando preoccupazioni circa la capacità di Westpole di recuperare completamente i dati e adempiere agli obblighi nei confronti delle PA colpite.

Non cessano poi gli attacchi agli MSP, come la recente violazione di alto profilo che ha interessato numerose agenzie governative degli USA. Le vulnerabilità degli account di posta elettronica nel cloud di Microsoft, ad esempio, hanno causato la violazione di 60.000 e-mail appartenenti a 10 account del Dipartimento di Stato USA.

Mercato smart home, chi sale e chi scende

Il mercato italiano della smart home ha registrato ottime performance anche nel 2023: ha raggiunto gli 810 milioni di euro, con un aumento del 5% rispetto al 2022. Lo evidenzia una recente ricerca condotta dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano con Bva Doxa. Ma ci sono anche delle sorprese inaspettate: ad esempio, dall’analisi si scopre che l’Italia occupa una posizione  ancora distante dagli altri Paesi europei per quanto riguarda la spesa pro capite, con soli 13,7 euro per abitante, a fronte dei 28,8 euro della media europea.

La cancellazione di alcuni bonus ha frenato la crescita

L’espansione del mercato italiano avrebbe potuto essere maggiore, con tassi di crescita analoghi a quelli degli anni precedenti, se non fossero stati cancellati alcuni bonus governativi. La diminuzione nelle vendite di dispositivi smart ha infatti  colpito soprattutto le vendite di prodotti legati al risparmio energetico, come caldaie, pompe di calore, valvole termostatiche e termostati. 

Le novità del 2023 

Il 2023 ha portato innovazioni significative nel panorama della Smart Home in Italia. Aumenta il numero di aziende che offrono nuovi servizi sfruttando i dati dei dispositivi e integrando soluzioni IoT con algoritmi di Intelligenza Artificiale (AI). La vendita di hardware diventa un mezzo per ampliare la base clienti, con un’attenzione crescente alle soluzioni IoT basate sulla Generative AI.

Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio IoT, sottolinea che il 2023 ha portato grandi novità in termini di domanda e offerta. L’App si consolida come principale interfaccia tra smart home e utente, mentre cresce l’offerta di servizi innovativi integrando algoritmi di Intelligenza Artificiale per una personalizzazione sempre più accurata.

La sicurezza è la categoria di prodotti che cresce di più

All’interno del vasto mondo dei prodotti smart home, quali sono le categorie che piacciono di più agli italiani? Innanzitutto le soluzioni per la sicurezza. Le vendite, trainate da videocamere, sensori e serrature connesse, hanno raggiunto i 195 milioni di euro, con un tasso di crescita del 30% rispetto al 2022. Bene anche per gli elettrodomestici: il comparto raggiunge i 151 milioni di euro con una crescita dell’8%, nonostante la flessione delle vendite in Europa.

Con 148 milioni di euro, la categoria di riscaldamento e climatizzazione smart registra una riduzione del 5%, ma vede un ampliamento dell’offerta basata sulla servitizzazione e l’uso di algoritmi di AI. Infine, gli smart Speaker vedono un rallentamento del trend di crescita, che si ferma al 5%.

I canali di vendita e i consumatori

Nel 2023, la filiera tradizionale rallenta la crescita, ma gli eRetailer registrano un aumento del 20%. Il 59% dei consumatori possiede almeno un dispositivo smart, ma solo il 38% li ha effettivamente connessi. L’App rimane l’interfaccia principale, ma solo l’11% usa una stessa App per gestire dispositivi di brand diversi.

Cambiano i consumi degli italiani: risparmio, salute e ambiente le priorità  

L’incertezza geopolitica ed economica, unita alle preoccupazioni ambientali, sta guidando i consumatori italiani a riconsiderare il loro stile di vita e le abitudini di spesa. Secondo la tredicesima edizione dell’Ey Future Consumer Index, che ha coinvolto oltre 22.000 cittadini globali, di cui 500 in Italia, emerge un cambiamento significativo nei comportamenti dei consumatori italiani.

Al primo posto tra le priorità si colloca il risparmio, seguito dalla salute fisica e mentale e dalla sostenibilità. Il 65% dei cittadini è attento all’impatto ambientale dei propri consumi, con un focus sul riciclo (56%) e sul risparmio di acqua (41%).

Le preoccupazioni legate alla situazione economica 

Il 91% dei consumatori italiani è preoccupato per la propria condizione economica, mentre l’81% allarga i timori all’economia del Paese. Le principali ansie riguardano l’incremento dei prezzi di elettricità, gas e acqua (75%) e l’aumento dei costi per beni alimentari e carburanti (73%). Il 62% ritiene che i costi per accedere a una sanità di qualità siano troppo alti.

Mutano i comportamenti di acquisto

Le crescenti tensioni geopolitiche, l’inflazione e le perturbazioni economiche stanno spingendo i consumatori italiani a modificare il loro stile di vita e i modelli di spesa. Il 76% sarà più cauto nelle spese, mentre oltre il 38% prevede di trascorrere più tempo a casa per risparmiare. La riduzione degli acquisti di prodotti non essenziali è segnalata dal 50% degli intervistati. Stefano Vittucci, leader del settore Consumer Products and Retail di Ey in Italia, afferma che queste azioni portano indirettamente a comportamenti più sostenibili, come la riduzione dello spreco alimentare (94%) e l’attenzione al riciclo (56%).

Dove si risparmia

I consumatori italiani riducono gli acquisti principalmente per risparmiare (75%) e per contribuire all’ambiente (43%). Le categorie in cui si prevede di spendere meno includono accessori moda (66%), abbigliamento e calzature (53%), giocattoli e gadget (49%), elettronica di consumo (48%), bellezza e cosmesi (47%), mobili per la casa (43%) e automobili (40%).

Più attenzione alla salute fisica e mentale  

Dopo le preoccupazioni economiche, la seconda priorità per i cittadini è la salute fisica e mentale. Lo stress economico e le tensioni globali portano a un’attenzione maggiore verso il benessere personale, con il 67% che dichiara di essere più consapevole e cauto nei confronti della salute mentale. Il 43% degli intervistati dichiara a questo proposito di utilizzare app e dispositivi smart per monitorare la salute.

Sfide e aspettative

Il 65% dei consumatori italiani presterà maggiore attenzione all’impatto ambientale dei consumi. Il cambiamento climatico è considerato una problematica urgente (63%), tanto da spingere i consumatori a comportamenti di acquisto più sostenibili. L’attenzione al riciclo (56%), al risparmio d’acqua (41%) e alla riparazione anziché sostituzione di prodotti (75%) sono indicativi di un cambiamento verso pratiche più sostenibili.

Come scegliere l’impianto di climatizzazione giusto per casa

La scelta dell’impianto di climatizzazione giusto per casa è una decisione importante in quanto in grado di influire sul comfort e sui consumi energetici.

Per fare in modo che tutti in casa possano stare bene anche dal punto di vista delle condizioni ambientali e per salvaguardare consumi ed ammontare delle bollette, di seguito forniamo alcuni consigli che ti aiuteranno a scegliere l’impianto giusto per le tue esigenze.

Dimensionamento dell’impianto

Il primo passo da compiere è quello di scegliere l’impianto in base alle dimensioni della tua casa e al numero di ambienti da climatizzare.

Per farlo, è necessario calcolare il volume di ciascun ambiente e moltiplicarlo per il coefficiente di scambio termico. In base a questo valore, potrai scegliere l’impianto con la potenza termica adeguata.

Tipologia di impianto

In commercio esistono diversi tipi di impianti di climatizzazione, ognuno con le proprie caratteristiche e vantaggi. Le tipologie principali sono:

  • Monosplit: Il monosplit è la soluzione più semplice e diffusa. È costituito da un’unità esterna e da un’unità interna, che vengono collegate tra loro da una tubazione (è necessario fare un foro sul muro). È adatto a climatizzare ambienti di piccole o medie dimensioni.
  • Multisplit: Il multisplit è una soluzione più versatile del monosplit. È costituito da un’unità esterna e da più unità interne, che possono essere installate in diversi ambienti della casa. È adatto a climatizzare ambienti di grandi dimensioni o più ambienti contemporaneamente. In questo caso l’unità esterna è più potente rispetto quelle dei monosplit, dunque può essere anche più rumorosa.
  • Climatizzazione canalizzata: L’aria condizionata canalizzata è una soluzione ideale per climatizzare abitazioni di grandi dimensioni. L’aria fredda o calda viene distribuita in tutti gli ambienti attraverso un sistema di canali nascosti nel controsoffitto, dunque non ci sono antiestetici condizionatori d’aria a vista.

Classe energetica

La classe energetica di un impianto di climatizzazione indica il suo livello di efficienza energetica, dunque la capacità di garantire stesse prestazioni di altri modelli ma con consumi più bassi.

La classe più efficiente è la A+++, seguita dalla A++, A+, A, B, C, D, E e F. È importante scegliere un impianto di classe energetica elevata per ridurre i consumi energetici e risparmiare sui costi in bolletta.

Funzionalità e costi

Gli impianti di climatizzazione moderni presentano una vasta gamma di funzionalità, tra cui:

  • Controllo da remoto: Il controllo da remoto consente di accendere, spegnere e regolare la temperatura dell’impianto anche quando non si è in casa.
  • Filtri antipolvere: I filtri antipolvere proteggono l’aria da polvere, allergeni e altri agenti inquinanti.
  • Depurazione dell’aria: La depurazione dell’aria elimina dall’aria batteri, virus e altri microrganismi.
  • Riscaldamento: Alcuni impianti di climatizzazione possono essere utilizzati anche per il riscaldamento invernale.

Per quel che riguarda il costo di un impianto di climatizzazione, possiamo dire che questo varia in base alla tipologia, alla potenza, alle funzionalità e alla marca, nonché in base alla classe energetica.

In generale, potenza e classe energetica sono i due fattori maggiormente in grado di far lievitare il prezzo di un impianto di aria condizionata.

Installazione e manutenzione

L’installazione di un impianto di climatizzazione deve essere eseguita da una ditta o da un tecnico qualificato. È importante affidarsi a dei professionisti per avere la certezza che l’impianto sia in sicurezza e avere sempre la corretta usabilità del dispositivo.

Anche la manutenzione periodica dell’impianto di climatizzazione è importante per preservare il dispositivo nel tempo ed evitare che con il passare degli anni possano verificarsi dei problemi.

La manutenzione ordinaria (ad esempio la pulizia dei filtri ed un controllo generico dell’impianto) dovrebbe essere eseguita una volta all’anno, mentre la manutenzione straordinaria (ad esempio il ripristino del gas laddove necessario) dovrebbe essere eseguita ogni 5-7 anni.

Fatturazione elettronica: nel 2024 obbligo per i “forfettari” 

Fatturazione elettronica: cosa è cambiato dal 1° gennaio 2024? La principale novità è sicuramente l’estensione dell’obbligo di fatturazione tramite SDI anche ai titolari di partita IVA in regime forfettario, o appartenenti al vecchio regime dei minimi. Ma non è l’unica.
Lo scorso 31 dicembre è scaduto il regime transitorio previsto dal Decreto Legislativo 127/2015, che a determinate condizioni consentiva ai titolari di partita IVA di continuare a utilizzare le fatture cartacee, almeno per le transazioni tra privati.

L’obbligo di fatturazione elettronica è invecescattato subito per forfettari, minimi ed enti del terzo settore in regime forfettario, che emettono fatture alle Pubbliche amministrazioni. Secondo le stime, mezzo milione di professionisti in più potrebbero trovarsi per la prima volta alle prese con la fatturazione elettronica.

Obiettivo: semplificare le numerose operazioni fiscali

In ogni caso, dal 1° gennaio 2024 chiunque emette fattura dovrà farlo in formato elettronico. 
La novità è intesa a semplificare le numerose operazioni fiscali e soprattutto a rendere più facilmente tracciabili e conoscibili al fisco gli importi fatturati.

La conseguenza più rilevante è la maggiore probabilità di essere oggetto di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate su acquisti e forniture incongrue rispetto al volume di fatturato. Ma non mancano conseguenze più pratiche. Chi non lo abbia ancora fatto dovrà infatti registrarsi all’applicativo disponibile gratuitamente sul sito della stessa Agenzia delle Entrate che consente di emettere e conservare le proprie fatture.

Scatta l’obbligo della registrazione e conservazione a norma

Un’alternativa è rappresentata dal software di fatturazione elettronica in cloud Kubik di Alias Digital, che aiuta piccole imprese e giovani imprenditori a gestire in maniera snella e più efficiente i principali aspetti fiscali del proprio business. Tra gli obblighi che derivano dalla fatturazione elettronica estesa anche a forfettari e minimi, di cui gli stessi potrebbero sottostimare l’importanza, c’è infatti anche quello della registrazione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.

I migliori servizi di fatturazione elettronica si occupano anche di questo aspetto, ma per una maggiore sicurezza e per riuscire a conservare in un unico ‘luogo’ tutta la documentazione digitale della propria azienda si potrebbe optare per servizi ad hoc.

Occhio alla validità della dichiarazione d’intento

Per tornare alle novità 2024, quest’anno cambiano anche gli elenchi di controllo.
In pratica, viene rifiutata la fattura elettronica se viene riscontrata l’invalidità della dichiarazione d’intento. Cambiano anche le modalità per accedere al regime del reverse change. Anche nel caso delle operazioni realizzate con l’estero, ma non correttamente assoggettate a tale regime, si potrà ricorrere al documento TD28.

Altre novità previste sono quelle che consentono agli operatori agricoli in regime speciale di gestire automaticamente le liquidazioni IVA, e soprattutto, l’applicazione delle regole tecniche previste in Europa per le fatture elettroniche verso le PA e capaci di garantirne la piena interoperabilità. 

I buoni propositi per il 2024? Sono digitali

E’ un classico di ogni inizio anno, e il 2024 non fa eccezione. Con gennaio, ognuno di noi stila la lista dei buoni propositi per i 12 mesi successivi. Oggi però, dato che viviamo in un mondo in cui la tecnologia è sempre più centrale nelle nostre esistenze, è diventato un imperativo pensare anche ai “buoni propositi digitali”.

Secondo una recente ricerca di Kaspersky, più della metà degli italiani ha deciso di apportare modifiche alle proprie abitudini digitali per il 2024, riconoscendo l’importanza di proteggere la propria privacy online. Il concetto di “buoni propositi digitali” si riferisce a un impegno a modificare le abitudini online, con un focus sulla sicurezza e la tutela della privacy. Gli ultimi dati rivelano che il 58% degli italiani inserisce un buon proposito digitale nella lista dei propri obiettivi per l’anno corrente. E il fenomeno è in aumento rispetto all’anno scorso.

Primo, digital detox

I principali buoni propositi digitali per il 2024 includono la pratica del “digital detox” per ridurre il tempo trascorso davanti allo schermo (20%), l’adozione di password più sicure (15%), l’uso strategico di Internet per incrementare i profitti (10%), maggiore attenzione ai link da aprire (10%), e l’impegno a non addormentarsi con lo smartphone (9%).

Secondo, sicurezza

Oltre alle buone intenzioni legate all’uso responsabile del digitale, la ricerca di Kaspersky evidenzia che nel 2024 le priorità per la sicurezza digitale e la privacy includono l’adozione di password più sicure (22%), una migliore gestione delle e-mail (14%), una più frequente scansione antivirus (13%), e il backup regolare dei dati (11%).

Terzo, mindfulness

l 13% degli intervistati italiani si impegna a privilegiare incontri fisici rispetto a quelli online, sia nel contesto lavorativo che nelle relazioni personali. Un altro 13% si propone di essere più presente durante il tempo in famiglia, evitando l’uso eccessivo dello smartphone, mentre l’11% ha l’intenzione di ridurre la frequenza con cui consulta i social media.

La crescente consapevolezza dell’importanza della mindfulness si riflette nel fatto che il 10% degli intervistati ha dichiarato di aumentare l’uso di app per il benessere, come tracker per il fitness e guide per la meditazione, mentre il 9% ha scelto di smettere di seguire su social media persone e gruppi che non contribuiscono al proprio benessere emotivo.

Nuovi comportamenti più diffusi in Italia e Spagna  

In Italia, così come in Spagna, i buoni propositi digitali sono ampiamente diffusi, con percentuali del 58% e 60% rispettivamente. Seguono Paesi Bassi (43%), Germania (42%), Regno Unito (39%) e Francia (35%). Nel contesto italiano, si nota che gli uomini (64%) sono più propensi rispetto alle donne (51%) a impegnarsi in questi propositi, e i più giovani (72% della GenZ) superano gli anziani (49% dei Baby Boomer) in questa volontà di cambiamento.

Una ricerca lo conferma: l’Intelligenza artificiale sa calcolare l’aspettativa di vita?

L’AI è anche in grado di calcolare l’aspettativa di vita? Se la questione che riguarda la prevedibilità della vita umana è stata a lungo argomento di dibattito tra gli scienziati sociali, finora non è stato possibile prevedere con precisione la fine della vita. Anche se i fattori sociodemografici, quelli che giocano un ruolo importante nelle vite umane, sono ben compresi.

Ora un modello descritto in uno studio pubblicato su Nature Computational Science potrebbe essere in grado di fornire una comprensione anche quantitativa del comportamento umano.
In altre parole, potrebbe calcolare l’aspettativa di vita.

Costruire traiettorie di vita individuali

Un approccio di apprendimento automatico ha infatti dimostrato di essere in grado di prevedere con precisione diversi aspetti della vita umana, tra cui la probabilità di mortalità precoce nonché le diverse sfumature della personalità. 

Utilizzando i dati relativi all’istruzione, alla salute, al reddito, all’occupazione e ad altri eventi della vita di circa sei milioni di persone provenienti da un registro nazionale danese, Sune Lehmann, professore associato di reti sociali presso la ETH di Zurigo, ha progettato insieme ai suoi colleghi un approccio di apprendimento automatico capace di costruire traiettorie di vita individuali. 
In pratica, i ricercatori hanno adattato le tecniche di elaborazione del linguaggio umano all’interno del modello.

Stabilire relazioni complesse tra i diversi fattori che descrivono una vita

Questo ha permesso di generare un vocabolario che descrivesse gli eventi della vita in modo simile al modo in cui i modelli linguistici catturano le relazioni complesse tra le parole.

Il modello proposto, chiamato ‘life2vec’, stabilisce relazioni complesse tra concetti come le diagnosi relative allo stato di salute, il luogo di residenza, i livelli di reddito, codificando le vite individuali con una rappresentazione vettoriale compatta, che costituisce la base per la previsione degli esiti della vita.

Un modello in grado di prevedere la mortalità precoce

Gli scienziati hanno dimostrato che il modello è in grado di prevedere la mortalità precoce.
Nello specifico, il modello life2vec ha previsto che fra gli individui che hanno preso parte allo studio coloro con un’età compresa tra i 35 e i 65 anni sarebbero sopravvissuti nei 4 anni successivi al 1° gennaio 2016.
Inoltre, il modello è riuscito a cogliere le sfumature della personalità in modo migliore rispetto ai modelli più avanzati, con una precisione maggiore di almeno l’11%.

I risultati dimostrano che rappresentando il legame complesso tra dati sociali e sanitari è possibile prevedere con precisione gli esiti della vita.
Tuttavia, riferisce Agi, gli autori sottolineano che la loro ricerca è una esplorazione di ciò che potrebbe essere possibile, pertanto, dovrebbe essere utilizzata solo in condizioni reali, e soprattutto, nel rispetto di norme che tutelino i diritti individuali.

A Torino è nata la prima comunità energetica rinnovabile d’Italia

A Torino si sta concretizzando una vera e propria rivoluzione nel settore energetico, grazie anche all’adozione di soluzioni innovative volte a favorire l’autoconsumo condiviso e la produzione di energia pulita.

In particolare il riferimento è alla nascita della prima comunità energetica rinnovabile nel quartiere Barriera di Milano.

La volontà condivisa del condominio ha permesso la realizzazione di questo progetto. Grazie all’approvazione unanime dei suoi abitanti, esso ha preso forma, prevedendo ovviamente anche l’installazione di numerosi pannelli fotovoltaici.

Questa iniziativa ha come obiettivo la creazione di un’efficace comunità energetica capace di generare energia pulita, riducendo notevolmente le emissioni di CO2, con una stima di circa 10 tonnellate all’anno.

Inoltre, grazie agli incentivi offerti dal GSE (ovvero il Gestore dei Servizi Energetici), si prospettano considerevoli risparmi sulla bolletta energetica per gli abitanti del condominio, il che consentirà loro di ottenere il recupero delle spese iniziali nell’arco di soli sei anni.

Dunque si tratta di un investimento che è possibile ammortizzare in tempi brevi e che consente dei vantaggi facilmente intuibili a livello economico per gli anni a seguire.

Il capoluogo guida la transizione ecologica della regione

Torino si conferma essere pioniere nella transizione verso modelli energetici più sostenibili ed efficienti. L’assessore alla Transizione Ecologica del capoluogo ha annunciato un ambizioso progetto di sperimentazione pilota sulle comunità energetiche rinnovabili nel contesto urbano.

Quest’iniziativa mira a individuare gli spazi idonei all’installazione di fonti energetiche rinnovabili, tra questi ad esempio i pannelli solari, ma non solo.

Un primo esempio tangibile di questo tipo è rappresentato dall’installazione di nuovi pannelli fotovoltaici presso l’Aeroporto di Caselle, i quali contribiscono alla fornitura di energia pulita per le attività dello scalo.

Un nuovo modello di efficienza energetica

La sperimentazione a Torino non si limita all’aspetto tecnologico, ma propone anche un modello innovativo di governance pubblico-privato.

Questa collaborazione sinergica tra enti pubblici e privati mira a diffondere pratiche di efficienza energetica e produzione di energia rinnovabile.

L’obiettivo è quello di fare in modo che sempre più edifici in città possano produrre autonomamente parte dell’energia di cui hanno bisogno per le attività quotidiane, riducendo così la richiesta alla rete nazionale e facendo registrare notevoli vantaggi per quel che riguarda l’ambiente e la qualità dell’aria.

Nuovi orizzonti per la transizione energetica

In Italia e in molte altre nazioni europee, si affrontano ancora diverse sfide nella co-produzione e gestione dell’energia. Le barriere normative e la mancanza di procedure standardizzate rappresentano infatti degli ostacoli significativi.

Tuttavia, iniziative come queste stanno aprendo nuove prospettive per superare tali difficoltà e accelerare il processo di transizione verso un sistema energetico più sostenibile.

Da questo punto di vista, Torino potrebbe rappresentare proprio l’apripista in grado di indicare agli altri la strada da percorrere.

L’Impatto del fotovoltaico a Torino

Tra le molteplici iniziative, il fotovoltaico a Torino si erge come uno degli elementi chiave per la generazione di energia pulita e sostenibile.

L’installazione di nuovi impianti nei condomini e nei primi spazi urbani come l’aeroporto di Caselle non solo riduce le emissioni inquinanti, ma dimostra il potenziale di una città che abbraccia la tecnologia pulita per il suo stesso progresso sostenibile.

Prospettive future: superare le sfide per la transizione

Mentre il progresso è evidente, è essenziale superare le rimanenti sfide che ostacolano la transizione verso la sostenibiità ambientale. Tra i principali ostacoli vi sono i vincoli normativi e la burocrazia in generale.

In ogni caso, iniziative come quelle di Torino offrono un faro di speranza, mostrando a tutti che con la collaborazione e la determinazione è possibile superare tali barriere, spianando la strada verso un futuro energetico più sostenibile e responsabile.