Carichi eccessivi, poco tempo e discriminazione: cosa non va nel lavoro in Italia

Troppi carichi di lavoro e poco spazio per se stessi e per la famiglia. L’ombra del burnout si allarga a tre lavoratori su dieci che riportano malessere psicofisico legato al lavoro. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Italia 2023 di Eurispes, giunto alla sua  35a edizione. Oltre un quarto dei lavoratori italiani lamenta insicurezza sul lavoro, mancanza di diritti e precarietà. Un terzo ha svolto un secondo lavoro nell’ultimo anno e uno su cinque ha lavorato senza un contratto. La disparità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro è un dato di fatto per il 26,8% degli italiani. Insomma, i segnali non sono esattamente positivi.

Eccesso di incombenze e difficoltà nel conciliare professione e famiglia

I carichi di lavoro troppo pesanti (44,3%) e la mancanza di tempo per se stessi (39,2%) sono i disagi più diffusi tra i lavoratori. Alle spalle di queste difficoltà, gli intervistati indicano poi conflitti con i superiori (34,9%), difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (34,3%), problemi negli spostamenti tra casa e lavoro (33,6%), mancanza di stimoli professionali (31,2%); circa il 30% lamenta conflitti con i colleghi o malessere psicofisico legato al lavoro. Il 27,4% soffre di insicurezza sul posto di lavoro, il 26,2% ritiene che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 26% è preoccupato per la precarietà contrattuale; quasi un quarto (23,6%) sperimenta irregolarità nei pagamenti.

Circa il 33% dei nostri connazionali svolge un secondo lavoro

Nell’ultimo anno, alcuni hanno svolto un secondo lavoro (32,9%), lavorato senza contratto (20,1%), svolto un lavoro al di sotto delle proprie competenze (23,6%) o lavorato durante la notte (15%). Il 35,6% ha lavorato da casa. Tra coloro che hanno lasciato il lavoro o hanno pensato di farlo, emerge che ciò è accaduto a causa di mancati pagamenti (24,4%), vittimizzazione da mobbing (26,7%), mancanza di un contratto (21,2%), o aver subito molestie sessuali (12,6%).

L’inclusione non è ancora per tutti

L’indagine dell’Eurispes si è concentrata anche su categorie di lavoratori la cui inclusione non è sempre adeguatamente garantita: donne, persone con orientamento sessuale non eterosessuale, stranieri. Riguardo alle pari opportunità di genere, il 26,8% del campione ha riscontrato disparità di trattamento nel mondo del lavoro tra uomini e donne in termini di opportunità di carriera, il 24,3% in termini di rispetto personale e il 24% in termini di riconoscimento economico. Nel 15,4% dei casi si è sperimentata esperienza diretta o indiretta di discriminazione legata all’orientamento sessuale delle persone; nel 13,9% dei casi in relazione all’origine straniera.

Cybersecurity sempre più complessa: così le imprese si affidano ai provider

Il report annuale di Kaspersky sulla sicurezza informatica, intitolato “IT Security Economics”, ha rivelato che a causa della crescente complessità delle soluzioni di cybersecurity, molte aziende si affidano a fornitori esterni per gestire alcune funzioni. Questi fornitori esterni, infatti, sono più competenti e in grado di gestire le tecnologie in modo più efficiente rispetto ai dipendenti interni dell’azienda. È importante sottolineare che una soluzione di cybersecurity complessa non garantisce la migliore protezione senza una gestione da parte di un esperto competente. 

AAA specialisti della sicurezza cercasi

La ricerca di specialisti della sicurezza è una sfida per le aziende, in quanto a livello globale ci sono pochi esperti in questo settore. Secondo lo studio “2022 Cybersecurity Workforce” di (ISC)², oggi si manifesta una carenza di competenze di 3,4 milioni di lavoratori nel mercato professionale della sicurezza informatica.
Questo scenario ha spinto le aziende a affidare alcune funzioni IT a Managed Service Provider (MSP) o Managed Security Service Provider (MSSP) per assicurarsi le competenze necessarie e avere team sempre aggiornati. Una ricerca condotta da Kaspersky tra i decision-maker del settore IT ha rivelato che il 54% delle PMI e delle aziende nel 2022 ha trasferito alcune responsabilità di sicurezza IT a MSP/MSSP principalmente per l’efficienza offerta dagli specialisti esterni.

Da due a quattro fornitori esterni

Tra le altre ragioni citate più frequentemente ci sono la necessità di conoscenze specialistiche, la complessità dei processi aziendali, la carenza di personale IT e i requisiti di conformità. Per quanto riguarda la collaborazione con MSP/MSSP, il 64% delle grandi aziende ha dichiarato di lavorare solitamente con due o tre fornitori, mentre il 10% delle PMI e delle corporation si affida a più di quattro fornitori di sicurezza informatica all’anno. Konstantin Sapronov, responsabile del Global Emergency Response Team di Kaspersky, ha sottolineato che gli specialisti esterni possono gestire tutti i processi di cybersecurity o occuparsi solo di attività specifiche, a seconda delle dimensioni e della maturità dell’organizzazione, nonché delle preferenze del management. È importante, tuttavia, che l’azienda abbia una conoscenza di base delle informazioni di sicurezza per valutare correttamente il lavoro dei collaboratori esterni.

Servizi di protezione gestiti

Per proteggere le aziende da attacchi informatici sofisticati, anche in assenza di responsabili interni per la sicurezza, Kaspersky consiglia l’utilizzo di servizi di protezione gestiti. Inoltre, i corsi di formazione esperti aiutano gli specialisti di sicurezza informatica a rimanere aggiornati e preparati ad affrontare le minacce informatiche in continua evoluzione.

Packaging: aumentano le informazioni ambientali sulle etichette

È quanto emerge dal terzo report IdentiPack, l’Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale del packaging, frutto della collaborazione fra CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e GS1 Italy: nel 2022 in Italia sono aumentati i prodotti che riportano informazioni ambientali relative al packaging. Di fatto, su oltre 59.000 referenze compaiono già le indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata, il 44,8% di tutti i prodotti grocery a scaffale monitorati nel 2022 (+3,2% rispetto al 2021) e il 66,7% di quelli effettivamente venduti (+2,4%). Dati incoraggianti, soprattutto a proposito delle informazioni ambientali, rese obbligatorie da gennaio 2023.

Codifica identificativa del materiale presente su 34.031 imballaggi a scaffale

Su 34.031 imballaggi a scaffale è già presente la codifica identificativa del materiale di cui sono fatti, ai sensi della decisione 129/97/CE. Questi corrispondono al 25,6% del totale delle referenze a scaffale nel grocery (+4,2 %) e al 43,7% del totale dei prodotti venduti (+4,1 %). Oggi sono già 4.691 i prodotti a scaffale la cui etichetta permette di visionare digitalmente le informazioni ambientali sul packaging del prodotto. Un paniere che include il 3,5% delle referenze a scaffale e il 3,3% di quelle vendute complessivamente. Un numero cresciuto dello 0,2% se confrontato con quello del 2021.

Medaglia d’oro a gelati e surgelati

Fra i settori merceologici analizzati, quello del freddo si posiziona al primo posto per la comunicazione delle informazioni ambientali obbligatorie dei packaging.
Gelati e surgelati si aggiudicano la leadership per incidenza di prodotti che riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale, oltre alle indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata. Ma brillano anche per la presenza di certificazioni relative alla compostabilità del packaging e suggerimenti per migliorare la raccolta differenziata a casa. Anche l’home care ricorre alla comunicazione ambientale sul packaging con numeri superiori alla media, e si aggiudica la palma per l’uso di canali digitali che forniscono informazioni aggiuntive. Un reparto pionieristico, questo, nel mettere a disposizione del consumatore QR code e link digitali, diffusi sugli imballaggi home care molto più che nel resto del grocery.

Un contributo importante all’industria del riciclo

“Queste cifre e questi risultati sono anche il frutto di un percorso che CONAI ha portato avanti dalla fine del 2020 con il Ministero dell’ambiente e con le aziende italiane, creando Linee guida dedicate proprio all’etichettatura – commenta Luca Ruini, presidente CONAI -. I numeri di IdentiPack, infatti, sono anche una conferma di quanto le corrette indicazioni per la raccolta differenziata siano importanti: permettono all’industria del riciclo di dare nuova vita a quantitativi sempre maggiori di materiali da imballaggio, risorse prodotte dalle nostre città che sono ormai autentiche miniere metropolitane”.

Imprese italiane: nel primo trimestre calano quelle individuali ma aumentano le società

Aumentano le società, mentre calano le imprese individuali in Italia. Lo rivela lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati da Unioncamere – InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di commercio relative all’andamento del I trimestre del 2023.

Saldo lievemente negativo

Dalla sintesi dei dati relativi ai primi tre mesi del 2023, si può vedere un saldo lievemente negativo per le imprese italiane, con un calo dello 0,12% dello stock di imprese, pari a una riduzione di 7.443 unità. Nonostante ciò, il tessuto imprenditoriale italiano si è dimostrato stabile, con un numero di iscrizioni al Registro delle Imprese delle Camere di commercio in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, si è registrato un sensibile aumento delle chiusure rispetto al biennio precedente, anche se restano tra i valori più contenuti degli ultimi dieci anni.

I settori che salgono

Alcuni settori hanno visto un aumento della propria base imprenditoriale, come le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.992 imprese), le attività immobiliari (+1.571) e le costruzioni (+1.070), ancora sotto l’onda “lunga” degli incentivi all’edilizia. Al contrario, i settori del commercio (-8.806 imprese, -0,61%) e dell’agricoltura (-6.167 unità, -0,85%) hanno subito un arretramento maggiore.
Le società di capitali sono state il segmento più dinamico del tessuto imprenditoriale italiano, con un aumento di 13.000 unità (0,69% di tasso di crescita) nel trimestre. Tuttavia, il saldo negativo delle ditte individuali, delle società di persone e delle “Altre forme” ha bilanciato solo in parte questa crescita.

Lazio, Sardegna e Trentino-Alto Adige sono le regioni con saldo positivo

L’analisi a livello territoriale ha mostrato saldi negativi in tutte e quattro le grandi ripartizioni, con tutte le regioni in arretramento rispetto all’anno precedente. Lazio, Sardegna e Trentino-Alto Adige sono state le uniche regioni a registrare un saldo positivo, seppur contenuto. Piemonte e Sicilia, invece, hanno registrato il risultato peggiore in termini assoluti, con una riduzione di 1.638 e 907 imprese rispettivamente.

Il tessuto imprenditoriale italiano “tiene”

In generale, il primo trimestre del 2023 ha visto una sostanziale tenuta. Quella registrata è infatti una flessione che resta tra le più contenute del recente passato e che (con l’unica eccezione del 2021, in piena pandemia) caratterizza tradizionalmente i trimestri di inizio d’anno a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo.

Pronta la pelle elettronica: sarà possibile abbracciarsi on line a distanza

Se ci si sente soli e si ha bisogno di un abbraccio, la tecnologia potrebbe avere la soluzione giusta. Grazie alla pelle elettronica, ora è possibile abbracciarsi a distanza nel mondo virtuale. La pelle elettronica, o “e-skin”, è stata sviluppata da un team di ricercatori dell’Università di Hong Kong e descritta in un articolo pubblicato su Science Advances. Questa pelle artificiale è in grado di rilevare il contatto e inviare segnali senza fili tramite bluetooth.

Come funziona la e-skin?

Ma come funziona esattamente? La pelle elettronica è composta da una rete di sensori flessibili e sottili, che possono essere indossati come un guanto o applicati direttamente sulla pelle. Quando questi sensori vengono premuti, la pelle elettronica invia un segnale wireless al dispositivo del destinatario, che a sua volta emette una vibrazione o un’impulso tattile per simulare un abbraccio. La nuova e-skin, in particolare, grazie ai suoi 16 attuatori flessibili combinati in un dispositivo grande quanto un cerotto è in grado di rilevare o riprodurre sensazioni tattili anche contemporaneamente.

Dalla telemedicina al gaming e al metaverso

Questa tecnologia potrebbe avere molteplici usi, dalla comunicazione a distanza tra amici e parenti, fino all’utilizzo in contesti medici per i pazienti che hanno bisogno di contatto umano ma non possono riceverlo fisicamente. Inoltre, la pelle elettronica ha il potenziale per migliorare l’esperienza di gioco e di realtà virtuale, rendendo l’esperienza più coinvolgente e realistica. “Con il rapido sviluppo della realtà virtuale e aumentata, la vista e l’udito non sono sufficienti per ricreare un’esperienza immersiva: la comunicazione tattile potrebbe essere una rivoluzione per interagire nel metaverso”, afferma Yu Xinge, professore associato al Dipartimento di ingegneria biomedica.

Ancora qualche preoccupazione sul fronte sicurezza

Nonostante i suoi vantaggi, la pelle elettronica solleva alcune preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza dei dati. Tuttavia, i ricercatori stanno lavorando per affrontare queste problematiche e garantire che la tecnologia sia utilizzata in modo responsabile e sicuro. In conclusione, la pelle elettronica potrebbe rappresentare un passo avanti nella comunicazione a distanza e nell’esperienza virtuale. 

Azzerare i limiti dello spazio

Tuttavia, commenta Yu Xinge, “La nostra e-skin può comunicare con dispositivi Bluetooth e trasmettere dati tramite Internet con smartphone e computer per eseguire trasmissioni di segnali tattili a distanza ultra lunga. Amici e familiari in luoghi differenti potrebbero usarla per ‘sentirsi’ l’un l’altro. Questa forma di tocco supera i limiti dello spazio e riduce notevolmente il senso di distanza nella comunicazione umana”. Chi avrebbe mai pensato che un abbraccio potesse essere trasmesso attraverso internet?

Quanto, come e cosa si legge in Italia?

Qual è il rapporto oggi fra gli italiani e i libri? Cosa preferiscono leggere i nostri connazionali e in che modalità? A queste e a molte altre domande ha risposto Ispos attraverso una recentissima indagine. La ricerca ha esplorato le abitudini di lettura in Italia, in occasione del progetto “Ivrea Capitale Italiana del Libro 2022”. Lo studio fornisce informazioni sul tipo di lettori italiani, le loro preferenze di lettura, le influenze sulla scelta dei libri e il loro rapporto con le biblioteche, i book influencer, il prezzo dei libri e il formato di lettura preferito. Inoltre, i dati evidenziano alcune differenze generazionali tra Baby Boomers e Generazione Z, fornendo informazioni interessanti sull’evoluzione delle scelte di lettura.

Comprensione del testo, una fatica per molti 

Tuttavia, la percentuale di chi fatica a comprendere il testo è più elevata tra le persone tra i 25 e i 34 anni. Solo il 18% del campione intervistato si considera un grande lettore, ma il 37% si definisce un lettore appassionato. Il maggior freno alla lettura sembra essere la pigrizia, che rappresenta l’11% delle risposte. La lettura è un momento di relax per il 35% degli italiani, evasione per il 30% ed educativo per il 28%, ma questa percentuale scende di 10 punti percentuali nella Generazione Z. 

I gusti in fatto di lettura

Il romanzo classico è la preferenza principale espressa dagli italiani, tranne che per la Generazione Z che predilige fantasy, fantascienza, mystery e crime.
Un altro approfondimento interessante dello studio è quello rivolto agli  ebook. Rimane salda la passione per il libro di carta sia come mezzo sia più in generale come oggetto, tanto da essere preferito dal 70% del campione e apprezzato dall’89% per la possibilità di essere sfogliato. Nonostante questo, il 63% degli intervistati è certo che l’ebook diventerà, nei prossimi anni, la forma più popolare di editoria.

Come si scelgono i libri?

L’indagine approfondisce anche le motivazioni che spingono verso la scelta dei libri. Se la media nazionale indica in cima alla classifica l’esposizione in libreria (27%), le raccomandazioni di amici (25%), le recensioni su siti web (22%) e quelle su giornali o riviste (20%), il dato cambia nella Generazione Z che si appoggia a fonti diverse. Rimangono sempre le recensioni su siti web (23%), le raccomandazioni di amici (23%) e dei familiari (21%) mentre scendono notevolmente sotto la media nazionale le esposizioni in libreria (17% contro il 27% della media nazionale), le recensioni in libreria (6% contro il 15% nazionale), i consigli del libraio (7% contro il 13% nazionale), evidenziando forse una difficoltà di rapporto tra gli under25 rispetto le librerie. Da rilevare anche una bassa influenza dei suggerimenti televisivi (8% contro il 12% della media nazionale), collegata forse a una scarsa fruizione della tv tradizionale da parte delle fasce più giovani. Anche il rapporto con le biblioteche è complesso per la Generazione Z: solo il 45% infatti ritiene utile sostenerle per il futuro del Paese; il dato raggiunge il 70% nella media nazionale.

Come dormono gli italiani? 

Come si dorme in Italia? Non in modo completamente sano e sereno. Il 17 marzo di ogni anno viene celebrato il World Sleep Day, un evento promosso dalla World Sleep Society in tutto il mondo e dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno in Italia. La giornata ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salute del sonno e l’importanza che questo gioca nel benessere fisico, mentale e sociale di una persona. Dormire bene è un comportamento fondamentale per il benessere, proprio come mangiare sano e fare esercizio fisico. In occasione di questa ricorrenza, il team Public Affairs di Ipsos ha condotto un sondaggio per indagare i comportamenti e le abitudini relative al sonno in Italia. Secondo i risultati del sondaggio, circa la metà delle persone dorme tra le 7 e le 8 ore a notte, mentre il 44% dichiara di soffrire o di aver sofferto in passato di uno o più disturbi del sonno.

No a tablet e TV per un dolce sonno

Gli esperti sconsigliano l’uso di dispositivi come smartphone, tablet e computer poco prima di addormentarsi e di evitare di dormire con la televisione accesa, poiché la luce emessa da questi schermi influisce sul ritmo circadiano, confondendo l’orologio biologico interno. Tuttavia, il sondaggio ha rivelato che quattro persone su dieci guardano la Tv/Film/Serie tv prima di dormire, mentre una su tre utilizza smartphone o tablet. In particolare, sono i membri della Generazione Z e i Millennials ad utilizzare prevalentemente dispositivi elettronici. Per quanto riguarda la quantità di ore di sonno per notte, il sondaggio ha evidenziato che quasi la metà delle persone dorme tra le 7 e le 8 ore, mentre un terzo dorme tra le 5 e le 6 ore, di cui quasi la metà sono i cosiddetti Boomers.

I disturbi della notte

Il World Sleep Day ha anche l’obiettivo di sensibilizzare sulla cattiva qualità e quantità del sonno e i possibili disturbi ad essa correlati, tra cui insonnia, sonnambulismo, paralisi del sonno e apnee notturne. Secondo il sondaggio di Ipsos, quasi la metà dell’opinione pubblica soffre o ha sofferto di disturbi del sonno, di cui il 49% delle donne e il 38% degli uomini. L’insonnia sembra essere il disturbo più comune, soprattutto tra studenti, pensionati e lavoratori autonomi, seguita da tachicardia, attacchi di ansia e/o di panico notturni, più frequente tra disoccupati e dipendenti.

I rimedi della buonanotte

Tra quanti soffrono o hanno sofferto di disturbi del sonno, la maggioranza attribuisce la causa ad ansia, stress e preoccupazioni. Tra i rimedi utilizzati o citati, due persone su cinque hanno indicato le tisane rilassanti, mentre altri rimedi includono lo svolgimento di attività come la lettura, la camminata o la cucina e la melatonina. In conclusione, il World Sleep Day è una giornata importante per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salute del sonno e l’importanza che questo ha per il benessere in generale.

Aumentano i cyberattacchi ai giovani gamer: +57%: nel 2022

L’ultimo report di Kaspersky, intitolato Il lato oscuro del mondo di virtual game dei più piccoli, rivela i rischi per i giovani gamer nei giochi online, ed evidenzia come gli attacchi mirati a questa fascia d’età siano aumentati del 57% rispetto al 2021. Nel 2022 i criminali informatici hanno infatti lanciato oltre 7 milioni di attacchi a bambini e ragazzi, sfruttando alcuni titoli di giochi popolari. Per raggiungere i dispositivi dei genitori, i criminali informatici creano di proposito siti di gioco falsi che suscitano l’interesse dei bambini a seguire le pagine di phishing e a scaricare file dannosi. In particolare, le pagine di phishing utilizzate per colpire i giovani giocatori imitano per lo più titoli famosi, come Roblox, Minecraft, Fortnite e Apex Legends. 

Quasi 40.000 file dannosi nascosti dietro i giochi più popolari

Gli esperti di Kaspersky hanno analizzato le minacce legate ai giochi online più popolari per bambini e ragazzi dai 3 ai 16 anni. Le soluzioni di sicurezza Kaspersky hanno infatti rilevato più di 7 milioni di attacchi da gennaio 2022 a dicembre 2022. Nel 2021, i criminali informatici hanno effettuato 4,5 milioni di attacchi, con un aumento del 57% nel 2022. Nel 2022, 232.735 gamer si sono imbattuti in quasi 40.000 file, tra cui malware e applicazioni potenzialmente indesiderate, nascosti dietro i più popolari giochi per bambini. Poiché gli utenti di questa età spesso non hanno un proprio computer e giocano dai dispositivi dei genitori, le minacce diffuse dai criminali informatici mirano molto probabilmente a ottenere i dati delle carte di credito e le credenziali dei genitori.

Oltre 878.000 pagine di phishing rivolte a utenti under 13

Nello stesso periodo, quasi 40.000 utenti hanno cercato di scaricare un file dannoso simulando Roblox, una popolare piattaforma di gioco per bambini. Ciò ha comportato un aumento del 14% del numero di vittime, rispetto alle 33.000 del 2021. Poiché la metà dei 60 milioni di utenti di Roblox ha meno di 13 anni, la maggior parte delle vittime degli attacchi di questi criminali informatici sono potenzialmente bambini che non hanno conoscenze di cybersecurity. Secondo le statistiche di Kaspersky, le pagine di phishing utilizzate per colpire i giovani gamer imitano principalmente Roblox, Minecraft, Fortnite e Apex Legends. In totale, nel 2022 sono state create oltre 878.000 pagine di phishing per questi giochi.

Tecniche di social engineering

Una delle tecniche di social engineering più comuni, rivolta ai giovani gamer, prevede la possibilità di scaricare cheat e mod popolari per i giochi. Su un sito di phishing l’utente può ricevere un intero manuale su come installare correttamente il cheat. L’aspetto particolarmente interessante è che comprende istruzioni specifiche che sottolineano la necessità di disabilitare l’antivirus prima di installare un file. Questo potrebbe non destare sospetti nei giovani gamer, ma potrebbe essere stato creato appositamente per evitare che il malware venga rilevato sul dispositivo infetto. Più a lungo l’antivirus dell’utente viene disattivato, maggiori sono le informazioni che potrebbero essere raccolte dal computer della vittima.

È pronto il primo software che assembla il Dna in due giorni

È il primo software in grado di assemblare un intero Dna in pochi giorni, senza ‘buchi’ e senza errori, a partire proprio da quello dell’uomo. Si chiama Verkko, parola che in finlandese significa ‘rete’, e promette di imprimere una forte accelerazione nel campo della ricerca, non solo per il genoma umano, ma anche per quello di tante altre specie, oltre ad aprire la strada a una serie di applicazioni nella medicina personalizzata. Il risultato della ricerca che ha portato allo sviluppo di Verkko è stato pubblicato sulla rivista Nature Biotechnology, ed è stato ottenuto dai ricercatori del National Institutes of Health (NIH), l’agenzia americana per la ricerca sulla salute.

“Basta premere un pulsante per ottenere una sequenza completa del genoma”

La ‘nascita’ del software ha preso avvio dal progetto internazionale Telomere-to-Telomere (T2T), che lo scorso anno ha pubblicato la sequenza più completa e senza lacune del genoma umano.
“Abbiamo preso tutto ciò che abbiamo imparato nel progetto T2T e automatizzato il processo – ha spiegato Sergey Koren, che ha coordinato lo studio -. Ora con Verkko basta premere un pulsante per ottenere automaticamente una sequenza completa del genoma”.

Assemblare un’intera sequenza di Dna è un po’ come completare un puzzle

Di fatto, mentre i ricercatori del progetto T2T hanno impiegato anni per completare manualmente quell’8-10% del Dna umano che era rimasto ancora all’oscuro, il software Verkko adesso è in grado di completare lo stesso procedimento solamente in un paio di giorni. Assemblare un’intera sequenza di Dna è un po’ come completare un puzzle nel quale i pezzi possono essere piccoli e dettagliati, oppure grandi ma poco precisi. In pratica, Verkko inizia mettendo insieme i pezzi più piccoli, creando molti segmenti disconnessi tra loro. A questo punto, il software confronta le regioni già assemblate con i pezzi più grandi che ha a disposizione, ovvero, quelli che servono da ‘cornice’ per mettere in ordine le varie parti.

Verso la costruzione di database pangenomici completi

Il prodotto finale è quindi una sequenza genomica dettagliata e completa, riferisce Startupitalia. I ricercatori hanno già testato le capacità di Verkko con sequenze umane e non, constatando la velocità e la precisione con cui il sistema ha ricostruito interi cromosomi, un compito che un tempo rappresentava un’impresa ardua, riporta Ansa. Più in dettaglio, l’esecuzione di Verkko sul genoma umano HG002 ha prodotto 20 dei 46 cromosomi diploidi assemblati senza lacune, con una precisione del 99,9997%. Un risultato, questo, che va verso la costruzione di database pangenomici completi e genomica comparativa su scala cromosomica. 

AI e ricerche online: secondo Google “La fotocamera è la prossima tastiera”

Per le ricerche online le applicazioni, per ora, utilizzano le parole scritte, ma il futuro delle ricerche potrebbe essere multiplo. O almeno è quanto ha dichiarato Google durante la presentazione parigina di nuove funzionalità legate alle ricerche. Di fatto, già oggi è possibile fare ricerche, oltre che con le parole, anche con le immagini. D’altronde, “le ricerche online hanno 25 anni – afferma Prabhakar Raghavan, senior vice president di Google -. La loro storia è appena iniziata”. E l’AI sarà centrale nelle ricerche online, ovvero nel modo in cui accediamo a gran parte delle informazioni.  “Siamo nell’era della ricerca visuale”, aggiunge Raghavan. Anzi, di più: “La fotocamera è la prossima tastiera”.
Insomma, scatti, clicchi, cerchi, con il pieno supporto dell’AI. 

Il ruolo essenziale di Lens

I prodotti presentati confermano la centralità dell’immagine, con un ruolo essenziale di Lens. Un esempio pratico? Scattiamo la foto di un abito visto in vetrina: bello, solo che sarebbe meglio di un altro colore. Basta caricare l’immagine e aggiungere ‘verde’ ed ecco che nei risultati di ricerca comparirà quell’abito o abiti simili di colore verde. Poiché la funzionalità ha evidenti applicazioni commerciali sarà presto disponibile anche l’opzione ‘vicino a me’, che restringe la ricerca multipla alle attività poco distanti. A breve, riferisce Agi, arriverà anche Search screen, che permette di attivare la ricerca multipla su qualsiasi cosa compaia in un’immagine online: Lens infatti identifica l’oggetto e permette di iniziare la ricerca e saperne di più.
In pratica, sottolinea Elizabeth Reid, vice president e gm di Google Search, “se puoi vederlo, puoi cercarlo”.

Una “Visualizzazione immersiva”

Ma il ruolo dell’AI sta diventando centrale anche nelle Mappe. La prima novità si chiama Visualizzazione immersiva. Utilizzando l’AI e la computer vision, questa applicazione fonde miliardi di immagini di Street View e immagini aeree per creare un modello digitale dettagliato. Città, quartieri ed edifici si possono guardare dal basso, dall’alto e, altra novità, dall’interno. E sempre grazie alle ricostruzioni visive, l’utente potrà ‘entrare’ all’interno di bar, ristoranti e negozi. Visualizzazione immersiva è pronta per essere lanciata in alcune grandi città nel mondo, ed entro pochi mesi, toccherà anche alle italiane Firenze e Venezia.

Poi c’è Live View, uno Street View potenziato

Live View è invece una nuova modalità di ricerca che si potrebbe descrivere come uno Street View potenziato. Oggi Maps permette di individuare punti d’interesse, bar, bancomat. Live View fa lo stesso, ma dal vivo, inquadrando la strada che abbiamo davanti. È un’applicazione di realtà aumentata che fonde i classici segnaposto e le informazioni disponibili sulle Mappe con porte e insegne analogiche. Per ora, niente Italia, è disponibile a Londra, Los Angeles, New York, Parigi, San Francisco e Tokyo. La stessa funzionalità può essere sfruttata nei grandi luoghi chiusi che non si conoscono, perché Live View è una guida in realtà aumentata che Google ambisce a portare in aeroporti, stazioni ferroviarie e centri commerciali del mondo.