Economia

I prezzi al consumo crescono: qual è l’impatto sull’e-commerce?

Secondo i dati Istat relativi al 2023, i prezzi al consumo in Italia hanno registrato un aumento medio del +5,7% rispetto all’anno precedente. In particolare, si registra un notevole incremento nel comparto alimentare, con scontrini in salita del 9,8%.

Questo scenario, caratterizzato anche dalla crisi energetica e dal relativo aumento del costo del gas, continua a influenzare le abitudini di spesa dei consumatori, spingendoli verso l’e-commerce.

Le preferenze d’acquisto online 

Una recente analisi condotta da idealo, specializzato nella comparazione dei prezzi, rivela che l’85% degli utenti digitali effettua almeno un acquisto online al mese, con il 24% che acquista una volta a settimana. Gli acquirenti preferiscono l’e-commerce per la possibilità di ottenere informazioni dettagliate sui prodotti e leggere le recensioni degli altri acquirenti. La comparazione dei prezzi diventa quindi un fattore cruciale per un acquisto consapevole e informato.

Le tendenze d’acquisto per tipologia e fascia d’età 

L’elettronica e il settore moda sono le categorie più gettonate online, con una crescente attenzione al mercato dell’usato, soprattutto per prodotti elettronici. Le preferenze d’acquisto variano anche in base all’età. I consumatori più giovani rivelano un interesse maggiore per la moda e l’elettronica, mentre le fasce d’età più mature prediligono l’acquisto di prodotti per la casa e la tecnologia. Gli acquirenti trenta-quarantenni mostrano invece un forte interesse verso giocattoli e gaming.

Il fattore risparmio 

La ricerca del miglior rapporto qualità-prezzo porta gli acquirenti a utilizzare la comparazione dei prezzi, permettendo loro di risparmiare notevolmente su prodotti come console di gioco, aspirapolvere e televisori. In questo contesto, gli e-shop italiani si dimostrano competitivi, offrendo prezzi convenienti e attrattivi per gli acquirenti.

L’impatto dell’intelligenza artificiale

Idealo prevede che l’innovazione tecnologica, inclusa l’intelligenza artificiale, continuerà a influenzare le scelte di consumo, rendendo l’esperienza di acquisto online più coinvolgente e personalizzata.

Grazie all’analisi delle intenzioni d’acquisto, i negozianti possono pianificare sconti strategici e ottimizzare le vendite. In un panorama economico e tecnologico in continua evoluzione, la comparazione prezzi si conferma come uno strumento essenziale per i consumatori e i venditori, facilitando scelte consapevoli e opportunità di risparmio.

Le prospettive per il futuro

L’analisi delle tendenze d’acquisto online del 2023 evidenzia un aumento significativo dell’e-commerce, guidato dalla ricerca di prezzi convenienti e da un’esperienza d’acquisto sempre più personalizzata. 

Fatturazione elettronica: nel 2024 obbligo per i “forfettari” 

Fatturazione elettronica: cosa è cambiato dal 1° gennaio 2024? La principale novità è sicuramente l’estensione dell’obbligo di fatturazione tramite SDI anche ai titolari di partita IVA in regime forfettario, o appartenenti al vecchio regime dei minimi. Ma non è l’unica.
Lo scorso 31 dicembre è scaduto il regime transitorio previsto dal Decreto Legislativo 127/2015, che a determinate condizioni consentiva ai titolari di partita IVA di continuare a utilizzare le fatture cartacee, almeno per le transazioni tra privati.

L’obbligo di fatturazione elettronica è invecescattato subito per forfettari, minimi ed enti del terzo settore in regime forfettario, che emettono fatture alle Pubbliche amministrazioni. Secondo le stime, mezzo milione di professionisti in più potrebbero trovarsi per la prima volta alle prese con la fatturazione elettronica.

Obiettivo: semplificare le numerose operazioni fiscali

In ogni caso, dal 1° gennaio 2024 chiunque emette fattura dovrà farlo in formato elettronico. 
La novità è intesa a semplificare le numerose operazioni fiscali e soprattutto a rendere più facilmente tracciabili e conoscibili al fisco gli importi fatturati.

La conseguenza più rilevante è la maggiore probabilità di essere oggetto di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate su acquisti e forniture incongrue rispetto al volume di fatturato. Ma non mancano conseguenze più pratiche. Chi non lo abbia ancora fatto dovrà infatti registrarsi all’applicativo disponibile gratuitamente sul sito della stessa Agenzia delle Entrate che consente di emettere e conservare le proprie fatture.

Scatta l’obbligo della registrazione e conservazione a norma

Un’alternativa è rappresentata dal software di fatturazione elettronica in cloud Kubik di Alias Digital, che aiuta piccole imprese e giovani imprenditori a gestire in maniera snella e più efficiente i principali aspetti fiscali del proprio business. Tra gli obblighi che derivano dalla fatturazione elettronica estesa anche a forfettari e minimi, di cui gli stessi potrebbero sottostimare l’importanza, c’è infatti anche quello della registrazione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.

I migliori servizi di fatturazione elettronica si occupano anche di questo aspetto, ma per una maggiore sicurezza e per riuscire a conservare in un unico ‘luogo’ tutta la documentazione digitale della propria azienda si potrebbe optare per servizi ad hoc.

Occhio alla validità della dichiarazione d’intento

Per tornare alle novità 2024, quest’anno cambiano anche gli elenchi di controllo.
In pratica, viene rifiutata la fattura elettronica se viene riscontrata l’invalidità della dichiarazione d’intento. Cambiano anche le modalità per accedere al regime del reverse change. Anche nel caso delle operazioni realizzate con l’estero, ma non correttamente assoggettate a tale regime, si potrà ricorrere al documento TD28.

Altre novità previste sono quelle che consentono agli operatori agricoli in regime speciale di gestire automaticamente le liquidazioni IVA, e soprattutto, l’applicazione delle regole tecniche previste in Europa per le fatture elettroniche verso le PA e capaci di garantirne la piena interoperabilità. 

Resto al Sud, torna il programma per l’imprenditoria nel Mezzogiorno

Anche nel 2023, il programma “Resto al Sud”, gestito da Invitalia, rappresenta un’importante opportunità per sostenere la creazione e lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali e professioni libere in varie regioni italiane, contribuendo così alla crescita economica e all’innovazione nelle zone meridionali del paese. “Resto al Sud 2023” mira a promuovere l’imprenditorialità nelle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, oltre alle aree colpite dal cratere sismico del Centro Italia, che comprendono Lazio, Marche e Umbria, e alle isole minori marine, lagunari e lacustri del Centro-Nord.

Il budget complessivo per il 2023/2024 di 1,25 miliardi di euro

Il programma è destinato a cittadini privati tra i 18 e i 55 anni e dispone di un budget complessivo per il 2023/2024 di 1,25 miliardi di euro. Le attività ammissibili per il finanziamento includono settori industriali e artigianali, trasformazione di prodotti agricoli, pesca e acquacoltura, servizi per aziende e privati, turismo, commercio e professioni libere, sia individualmente che in forma societaria. Tuttavia, le attività agricole non sono finanziate tramite questo programma.
Il finanziamento fornito da “Resto al Sud 2023” può coprire completamente i costi del progetto presentato, con un massimo di 50.000 euro per richiedente, o fino a 200.000 euro per società con un massimo di quattro membri. Le imprese gestite individualmente possono ottenere un finanziamento massimo di 60.000 euro. Inoltre, è previsto un contributo aggiuntivo non rimborsabile per le esigenze di capitale circolante, che varia da 15.000 euro per le imprese individuali a un massimo di 40.000 euro per le società.

Quali sono le spese ammissibili?

Le spese ammissibili includono lavori di ristrutturazione o manutenzione straordinaria di proprietà immobiliari (entro il 30% del budget totale), acquisto di macchinari, impianti, attrezzature, software e servizi legati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Inoltre, le spese operative, come materie prime, materiali di consumo, utenze, canoni di locazione e premi assicurativi, sono ammissibili fino al 20% del budget totale, mentre spese come progettazione, promozione, consulenza e costi del personale dipendente non sono finanziate. Le agevolazioni di “Resto al Sud” coprono il 50% delle spese a fondo perduto e il restante 50% attraverso un finanziamento bancario garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI, con interessi a carico di Invitalia.

Come presentare la domanda

Per presentare una domanda di finanziamento, è necessario utilizzare la modalità online sul sito web di Invitalia, disponendo di un’identità digitale come SPID, CNS o CIE, compilare la domanda online e caricare il piano aziendale e i documenti correlati. Una volta inviata la domanda, verrà attribuito un numero di protocollo elettronico, e eventuali modifiche ai contatti possono essere effettuate successivamente. Le domande vengono valutate in base all’ordine di ricezione entro un periodo di 60 giorni dalla presentazione, senza scadenze o liste prioritarie. Invitalia verifica preliminarmente i requisiti dei richiedenti e successivamente valuta le proposte, anche attraverso colloqui diretti con i proponenti.

Con l’e-commerce si abbassa l’inflazione

L’inflazione rappresenta il problema più sentito per la maggioranza degli italiani: per quasi il 90% dei cittadini il proprio potere d’acquisto nell’ultimo anno si è ridotto notevolmente. La pressione inflattiva nel 2022 è arrivata a sfiorare il 12%, riducendo il reddito disponibile soprattutto delle famiglie meno abbienti e aumentando la povertà assoluta: 300mila famiglie in più rispetto al 2021.
In un momento in cui l’inflazione è in cima all’agenda politica ed economica, rappresentando una grande preoccupazione per molte famiglie italiane, la ricerca ondotta da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Amazon, analizza l’impatto dell’e-commerce sul potere d’acquisto degli italiani, e più in generale, sulle imprese.
La ricerca mostra però il ruolo positivo svolto dall’e-commerce in questo contesto. Secondo gli intervistati infatti l’e-commerce ha facilitato l’accesso a prezzi bassi e a una maggiore reperibilità, ampiezza e varietà dell’offerta.

I prezzi online sono rimasti più stabili

La percezione degli italiani è stata confermata anche dai risultati dell’analisi economico-statistica realizzata da Ambrosetti con il supporto di Istat.
In Italia i prezzi online si sono dimostrati più stabili anche in periodi caratterizzati da alta inflazione, sostenendo quasi 40 miliardi di euro di consumi negli ultimi 3 anni. Inoltre, il modello econometrico di Ambrosetti ha dimostrato statisticamente che in Italia un aumento di un punto percentuale della diffusione dell’e-commerce riduce l’inflazione (-0,02 punti) e aumenta i consumi (+845 milioni di euro). Senza l’effetto della diffusione dell’e-commerce negli ultimi 6 anni l’inflazione sarebbe stata in media il 5% più alta. E la diffusione del commercio elettronico ha reso disponibile circa 1 miliardo di euro di ricchezza per le famiglie italiane tra il 2020 e il 2022.

Più promozioni e prodotti disponibili

I risultati della ricerca confermano quindi il ruolo socio-economico dell’e-commerce nel nostro Paese.
In particolare di Amazon, che offre un’esperienza di acquisto conveniente grazie a prezzi bassi, ampia selezione, consegne veloci, contribuendo al tempo stesso alla crescita delle imprese e dell’economia in generale. Nell’ultimo anno sono state incrementate le iniziative promozionali per i clienti Prime e quelli non Prime, offrendo occasioni di risparmio lungo tutto il corso dell’anno.
È stata poi ampliata la selezione dei prodotti disponibili con consegne veloci e senza costi aggiuntivi. Ed è stata intensificata la comunicazione delle diverse opzioni per spendere meno, creando una pagina dedicata sul sito amazon.it dei 7 modi per risparmiare.

Un impulso per le vendite all’estero

Tra le iniziative di Amazon rientrano i Made in Italy Days, che hanno permesso ai clienti Amazon nel mondo di acquistare più di 18.000 offerte su prodotti originali Made in Italy. Un impulso all’internazionalizzazione delle aziende italiane che ha fatto registrare vendite dall’estero per oltre il 50%. Ma Amazon continua a investire anche per far sì che la piattaforma sia un luogo in cui i clienti possano continuare a fare acquisti con fiducia.
Solo nel 2022 sono stati investiti globalmente oltre 1,2 miliardi di dollari, dedicando 15.000 persone all’attività di protezione dei clienti, dei partner e dello store.

Imprese italiane: nel primo trimestre calano quelle individuali ma aumentano le società

Aumentano le società, mentre calano le imprese individuali in Italia. Lo rivela lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati da Unioncamere – InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di commercio relative all’andamento del I trimestre del 2023.

Saldo lievemente negativo

Dalla sintesi dei dati relativi ai primi tre mesi del 2023, si può vedere un saldo lievemente negativo per le imprese italiane, con un calo dello 0,12% dello stock di imprese, pari a una riduzione di 7.443 unità. Nonostante ciò, il tessuto imprenditoriale italiano si è dimostrato stabile, con un numero di iscrizioni al Registro delle Imprese delle Camere di commercio in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, si è registrato un sensibile aumento delle chiusure rispetto al biennio precedente, anche se restano tra i valori più contenuti degli ultimi dieci anni.

I settori che salgono

Alcuni settori hanno visto un aumento della propria base imprenditoriale, come le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.992 imprese), le attività immobiliari (+1.571) e le costruzioni (+1.070), ancora sotto l’onda “lunga” degli incentivi all’edilizia. Al contrario, i settori del commercio (-8.806 imprese, -0,61%) e dell’agricoltura (-6.167 unità, -0,85%) hanno subito un arretramento maggiore.
Le società di capitali sono state il segmento più dinamico del tessuto imprenditoriale italiano, con un aumento di 13.000 unità (0,69% di tasso di crescita) nel trimestre. Tuttavia, il saldo negativo delle ditte individuali, delle società di persone e delle “Altre forme” ha bilanciato solo in parte questa crescita.

Lazio, Sardegna e Trentino-Alto Adige sono le regioni con saldo positivo

L’analisi a livello territoriale ha mostrato saldi negativi in tutte e quattro le grandi ripartizioni, con tutte le regioni in arretramento rispetto all’anno precedente. Lazio, Sardegna e Trentino-Alto Adige sono state le uniche regioni a registrare un saldo positivo, seppur contenuto. Piemonte e Sicilia, invece, hanno registrato il risultato peggiore in termini assoluti, con una riduzione di 1.638 e 907 imprese rispettivamente.

Il tessuto imprenditoriale italiano “tiene”

In generale, il primo trimestre del 2023 ha visto una sostanziale tenuta. Quella registrata è infatti una flessione che resta tra le più contenute del recente passato e che (con l’unica eccezione del 2021, in piena pandemia) caratterizza tradizionalmente i trimestri di inizio d’anno a causa del concentrarsi delle cancellazioni sul finire dell’anno precedente e l’inizio del nuovo.

Ecobonus e superbonus, che valore hanno prodotto e quanto gas hanno fatto risparmiare?

Ci saranno state sicuramente delle criticità nella loro messa in pratica, ma dati alla mano pare che Ecobonus e superbonus il loro lavoro l’abbiano fatto. Gli ultimi conteggi sono a opera del Censis, che ha realizzato uno studio ad hoc in collaborazione con Harley&Dikkinson e la Filiera delle Costruzioni. Il Censis stima che i 55 miliardi di euro di investimenti certificati dall’Enea per il periodo compreso tra agosto 2020 e ottobre 2022 legati all’utilizzo del Super ecobonus hanno attivato un valore della produzione nella filiera delle costruzioni e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 miliardi di euro (effetto diretto), cui si sommano 36 miliardi di euro di produzione attivata in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto), per un totale di almeno 115 miliardi di euro.

Gli effetti sull’occupazione

Un simile intervento ha avuto necessariamente degli effetti sull’occupazione. Venendo ai numeri della ricerca, si evince che nel 2021 il valore aggiunto delle costruzioni è aumentato del 21,3% rispetto all’anno precedente. Nel Mezzogiorno la crescita è stata pari al 25,9% e nel Nord-Ovest al 22,8%. Più contenuta al Centro (16,3%) e nel Nord-Est (18,5%). Si stima che l’impatto occupazionale del Super ecobonus per l’intero periodo agosto 2020-ottobre 2022 sia stato pari a 900.000 unità di lavoro, tra dirette e indirette. Particolarmente rilevante l’impatto del solo periodo compreso tra gennaio e ottobre 2022, in cui si stima che i lavori di efficientamento energetico degli edifici abbiano attivato 411.000 occupati diretti (nel settore edile, dei servizi tecnici e dell’indotto) e altre 225.000 unità indirette.

Quanta energia è stata risparmiata?

Il Censis stima che, sulla base dei dati disponibili, la spesa di 55 miliardi di euro generi un risparmio di 11.700 Gwh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas, pari al 40% del risparmio energetico che il Piano emergenziale di riduzione dei consumi del settore domestico si prefigge di realizzare nell’autunno-inverno 2022-2023 (2,7 miliardi di metri cubi di gas). Per avere ancora un ordine di grandezza dei costi e dei benefici del Super ecobonus, considerando gli interventi finanziati dagli ecobonus ordinari fino al 2020 insieme a quelli finanziati attraverso il superbonus, si arriverebbe a un risparmio stimabile in circa 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a oltre due terzi di tutti i risparmi di gas previsti in Italia dalle ultime misure di riduzione dei consumi per il settore domestico. La riduzione nelle emissioni di CO2 dovuta agli interventi con il superbonus è stimabile in 1,4 milioni di tonnellate di mancate emissioni, che contribuiscono alla riduzione dell’impronta ecologica del patrimonio edilizio italiano e permettono di conseguire risultati importanti nel processo di transizione ecologica del Paese.

Caro bollette: a cosa rinunciano gli italiani?

È quanto emerge da un sondaggio anticipato all’Adnkronos da Confesercenti: il caro bollette si sta abbattendo anche sulle vendite di vestiti, cappotti, borse e scarpe. E secondo un altro sondaggio di Fismo, 11 mila negozi già pensano di chiudere l’attività. In pieno autunno ‘caldo’ dei prezzi il 39% degli italiani ha infatti intenzione di ridurre gli acquisti di prodotti non certo voluttuari, ma sicuramente meno necessari del cibo.
“Un calo che già si avverte nelle vendite dei negozi – afferma Benny Campobasso, presidente di Fismo – anche se per ora, ma siamo a inizio stagione, è leggero. Storicamente il mese di ottobre è tranquillo, ma se con il freddo non ci sarà una reazione sugli acquisti allora ci sarà da preoccuparsi”. 

Undicimila attività a rischio chiusura

“Il 10% degli imprenditori si dichiara pronto a chiudere la propria attività di fronte agli aumenti di energia elettrica – aggiunge Benny Campobasso -. Una fetta considerevole pari a circa 11 mila piccole attività commerciali di abbigliamento, accessori e calzature”.
Una forte preoccupazione avvertita anche in casa Confcommercio. “Abbiamo i magazzini pieni di collezioni bellissime acquistate tra dicembre 2021 e gennaio 2022 – sottolinea Giulio Felloni, presidente di Federmoda Italia Confcommercio -, capi anche costosi che abbiamo comprato con aspettative ottimistiche sulla fine della pandemia, ma ora la situazione di grande difficoltà non può che preoccuparci”.

La frenata economica rende i consumatori prudenti 

“L’aumento dei costi in generale e delle bollette fa sì che i consumatori siano prudenti – aggiunge Giulio Felloni – e anche se c’è una gran voglia di ritorno alla normalità, e soprattutto da parte femminile di comprare qualcosa, la frenata economica sta condizionando l’appeal di acquisti di abbigliamento e accessori”. In base a un sondaggio flash che Federmoda Italia ha svolto dal 30 settembre al 10 ottobre tra i commercianti, emerge inoltre che “le vendite sono leggermente inferiori o stabili, ma sta di fatto che molti negozi stanno pensando di chiudere anche per l’enorme aumento dei costi”.

La concorrenza del web ai piccoli negozi

“Ci attendiamo segnali e progetti costruttivi dal governo – sostiene ancora Felloni – lavoreremo sulla filiera dal produttore al consumatore ma pensiamo di avere una interazione con le altre associazioni: Cna, Confartigianato, Confindustria, Confesercenti per fare un ragionamento insieme e cercare di risolvere il problema della moda, un problema latente per impedire che i negozi chiudano, e poi non riaprano più. Il fenomeno riguarda alcune città, e alcuni comuni più piccoli e poco frequentati, dove non c’è lo shopping tourist. E poi – spiega Felloni – la clientela deve capire che se qualcuno compra un vestito online alimenta una concorrenza sleale, sul web infatti i costi non sono comparabili con quelli che abbiamo noi”.

A Milano, Monza e Lodi i giovani tornano a fare impresa

A Milano Monza Brianza Lodi le iscrizioni di imprese giovanili registrano +21,6% rispetto al 2020. Le aziende guidate da under 35, quindi, sono fortunatamente in crescita: non succedeva dal 2014. Nel territorio in esame, nel 2021, le imprese gestite da giovani under 35 hanno registrato, dopo una lunga fase calante, una buona performance, che ha visto incrementarsi rispetto al 2020 sia il numero delle nuove nate (+21,6%) sia quello delle imprese attive (+1,2%). E Milano si conferma capitale italiana delle start up innovative: 1 su 5 ha sede in città. Complessivamente il sistema imprenditoriale di Milano Monza Brianza Lodi registra nei primi sei mesi del 2022 una performance positiva delle iscrizioni: sono 17.129 le nuove imprese nate. A fronte delle 12.173 chiusure, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è stato positivo: +4.956 imprese, con il contributo determinante di Milano (+4.237). Nel primo semestre del 2021 il saldo complessivo si attestava a +5.050 unità.

Anche il tasso di crescita si conferma positivo

In attesa di sapere quanto inciderà sul quadro economico l’attuale situazione geopolitica internazionale, le previsioni sul valore aggiunto indicano per il 2022 una crescita pari al 2,9% per Milano, stesso dato per Monza Brianza e +1,7% per Lodi. Considerando complessivamente i tre territori, nel 2021 sono stati recuperati circa 11 miliardi e mezzo di euro di valore aggiunto rispetto agli oltre 14 persi nel 2020 (+6,6%); con un differenziale quindi rispetto alla situazione pre-Covid di -1,4%. Sono alcuni dei dati emersi in occasione dell’incontro “Milano alla prova del futuro. Giovani, innovazione e start up = Risorse, opportunità e sfide”, dedicato alla presentazione del rapporto annuale “Milano Produttiva”, giunto alla sua 32a edizione, realizzato dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. 

Il trend dei settori economici nel 2021

Le indagini congiunturali dei settori per il 2021 indicano uno scenario di crescita diffusa che interessa trasversalmente tutti i territori. Il manifatturiero ha registrato nel 2021 una crescita significativa della produzione industriale, in particolare nella città metropolitana di Milano (+14,6%) e nella provincia di Monza Brianza (+13,6%) seguite a distanza da Lodi (+8,8%). L’artigianato ha evidenziato un trend della produzione inferiore al manifatturiero: Milano (+8,8%), Monza Brianza (+11,3%), Lodi (+5,5%). Per quanto attiene ai servizi, si segnala una dinamica elevata per il fatturato dell’area metropolitana milanese (+16,9%), dove il settore è particolarmente rilevante per l’economia locale. Negli altri territori, i servizi hanno registrato una crescita significativa nella provincia di Monza Brianza (+16,2%) e una progressione contenuta in provincia di Lodi (+8,1%). Per il commercio al dettaglio si rileva un incremento del fatturato elevato per il territorio di Monza Brianza (+15,4%) e più ridotto nel Lodigiano (+7,9%) e nel Milanese (+10%).

Fatturato di partite Iva e aziende: nel 2021 +624 miliardi 

Buone notizie per le aziende e partite Iva italiane: nel 2021 il fatturato di Pmi e professionisti italiani è aumentato di 624 miliardi di euro, il 25% in più rispetto al 2020. Il record è raggiunto nel mese di dicembre, quando sono stati ‘incassati’ oltre 120 miliardi aggiuntivi. Una crescita trainata anche dalla corsa delle attività manifatturiere (+35%), ma è boom soprattutto per le costruzioni (+37%) e le attività immobiliari (+18%). A livello territoriale, le variazioni più importanti si sono registrate in Emilia-Romagna, in Friuli-Venezia Giulia e in Sicilia. Nel Lazio, unica regione che non ha raggiunto la crescita in doppia cifra, aziende e partite Iva hanno incassato solo il 9% in più. È quanto emerge dall’analisi del centro studi di Unimpresa, che ha elaborato i dati del dipartimento delle Finanze relativi alla fatturazione elettronica. 

Le imprese di costruzioni registrano l’incremento più importante: +37,5%

Tra i comparti, sono le costruzioni ad avere registrato l’incremento di fatturato più importante (+37,5%), grazie ai diversi bonus per l’edilizia e alle attività immobiliari connesse alle costruzioni, che hanno fatto segnare un +17,9%. È andata bene anche per le attività manifatturiere (+35,7%), e per le imprese che si occupano di estrazione di minerali da cave e miniere (+32,9%).  Le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno segnato una variazione positiva del 25,9%, e l’istruzione del 10%. Sotto quota 20% si attestano il commercio all’ingrosso e al dettaglio (+15,4%), e la fornitura di acqua e reti fognarie (+16,8%), mentre in zona rossa figurano le attività di famiglie e le convivenze (colf, badanti) con un -50,1%, l’area dell’amministrazione pubblica e della difesa (-16,5%), oltre le attività artistiche e sportive (-3,6%)

Dal +38,9% in Emilia-Romagna al +9,5% nel Lazio

A livello territoriale, la regione che evidenzia il risultato migliore è l’Emilia-Romagna, con un incremento del 38,9%, seguita dalla provincia di Trento, con il 33,4%, la Valle d’Aosta (30,6%), il Friuli Venezia Giulia (28,2%), la Sicilia (27,1%), la Liguria (27,9%), e poi, Marche (26,9%), Molise (26,8%), Calabria (25,3%), Veneto (24,5%), Puglia (24,4%), Campania (23,1%), Toscana (23,0%), Lombardia (22,7%), Umbria (22,6%), Basilicata (22,5%), Abruzzo (21,3%), Sardegna (20,5%), Piemonte (19,4%), provincia di Bolzano (18,0%). Fanalino di coda, unica regione che non ha raggiunto la doppia cifra per la crescita, è il Lazio (9,5%).

Una ripresa economica minacciata dalla guerra tra Russia e Ucraina

Nei dati fiscali di imprese e professionisti, osserva l’associazione, “’c’è dunque la fotografia esatta della robusta ripresa economica del nostro Paese, cresciuta progressivamente negli scorsi mesi, ma seriamente minacciata, adesso, dal protrarsi della guerra tra Russia e Ucraina”.
Se nei mesi di gennaio e febbraio 2021, riporta Adnkronos, l’imponibile risultava ancora in calo, rispettivamente con 16,5 miliardi in meno e 2,6 miliardi in meno rispetto a gennaio e febbraio 2020, quando ancora non era esplosa la pandemia da Covid-19, nei 10 mesi successivi il segno è stato sempre positivo.

Consumatori e trasformazione digitale, nuove regole per le Pmi

Secondo un’indagine Istat, l’80% delle imprese italiane con almeno 10 addetti si colloca ancora a un livello ‘basso’ o ‘molto basso’ di digitalizzazione, e un numero ridotto di Pmi ha avviato vendite online. Ma dai risultati del sondaggio condotto da Vista sulle abitudini dei consumatori italiani emerge che a causa della pandemia, quasi il 90% ha acquistato online molto più di prima. Sebbene fare acquisti nei piccoli negozi di quartiere sia un’esperienza gradevole per molti (85%), una percentuale significativa (35%) riconosce che doversi recare nei negozi fisici rappresenta spesso un inconveniente.
Soprattutto per la mancanza di disponibilità degli articoli cercati (27,5%), la preoccupazione di ritrovarsi vicino a persone affette da Covid-19 (23,5%), le code per pagare (23%), o gli orari di attività, non sempre adeguati alle esigenze dei consumatori (16,5%).

Svantaggi e vantaggi dello shopping online

Quanto alle principali cause di frustrazione riscontrate durante lo shopping online, i consumatori evidenziano l’impossibilità di toccare i prodotti prima di acquistarli (50%), parlare con qualcuno che possa fornire consigli (21%), e acquistare i prodotti delle piccole imprese rive di una presenza online.
Per quanto riguarda i vantaggi, gli italiani danno maggiore importanza ai fattori quali la possibilità di fare acquisti comodamente da casa (34%), procurarsi prodotti di diverso tipo senza recarsi in più luoghi (22%), confrontare i prezzi e scegliere ciò che si adatta meglio alle proprie tasche e necessità (18,5%), gestire una lista dei desideri o un carrello della spesa virtuale per un lungo periodo fino a quando non si è pronti ad acquistare (5,5%).

L’alfabetizzazione digitale è necessaria alle piccole imprese

Per questo motivo, per il 93% degli intervistati è diventato quasi indispensabile poter trovare le piccole imprese su Internet. Tuttavia, essere presenti sul web non basta. “L’alfabetizzazione digitale è necessaria, certo, ma richiede tempo e impegno di cui molti proprietari di piccole imprese non dispongono – dichiara Richard Moody, direttore generale di Vista per l’Europa centrale, settentrionale e meridionale -. Per fortuna le Pmi non sono sole, Vista si propone come partner strategico per gli imprenditori e le piccole imprese che hanno bisogno di assistenza con la realizzazione dei prodotti per il marketing, sia fisici sia digitali”.

I 5 settori delle Pmi digitalizzate

Vista ha elaborato una classifica dei primi 5 settori in cui le piccole imprese e gli imprenditori hanno ordinato con più frequenza prodotti per il marketing, o hanno contrattato servizi web o consulenze digitali: servizi sanitari e sociali (17%), sport e fitness (11,9%), edilizia e ristrutturazioni (11%), arte e intrattenimento (7,3%), agricoltura e allevamento (7%).
“Prendersi cura di sé, in tutte le forme, è stata una priorità per molti consumatori durante e dopo la pandemia – aggiunge Moody -. Non stupisce, quindi, osservare la presenza in cima alla classifica di imprese legate alla salute fisica e mentale, alla cura del corpo, della casa e degli spazi in cui viviamo, o al cibo che consumiamo”.